Si spengono i riflettori sul tornevo Claudesport e sulle aspettative delle centinaia di appassionati di calcio a 5: la ventiquattresima edizione del “Claude” non si farà.
A confermare la notizia, nell’aria da parecchi mesi, è l’organizzatore del torneo e gestore dell’omonimo negozio, Andrea Valenti. Come prima cosa, vuole spegnere qualsiasi eventuale polemica: “Capisco Gianluca Fea e, onestamente, sono d’accordo con lui quando dice che non può fare una spesa come quella della caldaia senza avere garanzie sul futuro. Rispetto le sue opinioni e non posso che ringraziarlo per questi 22 anni [il primo Claudesport si disputò al Bel Air di Gressan, ndr]”. I toni sono pacati, e traspira stanchezza: “Non punto il dito contro nessuno e mi prendo le mie responsabilità: ero già stanco prima di iniziare l’anno scorso, mi sono preso questi due mesi per vedere se ci fossero le possibilità di andare avanti. È uno sforzo mentale e fisico elevato, non sono pronto per ricominciare: è un ciclo che si chiude”, continua Valenti. Tante le problematiche ed i punti interrogativi ancora in piedi, che hanno spinto Valenti a questa decisione: “Certo, ad Aosta manca un palazzetto dello sport moderno per gli sport di squadra, e vedo che molte strutture hanno problemi di gestione, quindi è normale che i gestori debbano risparmiare. Però non è solo quello: una delle cose che più mi ha provato e colpito è stato l’incidente a Manuel Tribunella, una cosa che non puoi prevedere”. A questo si aggiungono i pesi e la fatica di gestire una macchina organizzativa importante, oltre all’attività commerciale stessa: “Ora voglio dedicarmi al lavoro. Può darsi che avrò un calo nelle vendite per il calcio a 5, ma a questo non ho pensato. Credo che il movimento futsal in Valle d’Aosta sia forte, spero che qualcuno riesca a mantenerlo vivo e proporre altri tornei. Ammiro chi continua ad organizzare manifestazioni sportive, non solo legate al calcio”.
Sono già tanti i messaggi di solidarietà e di ringraziamento per questi anni che arrivano a Valenti, il quale tiene a ringraziare tutti: i responsabili, gli arbitri, le squadre, i giocatori, gli organizzatori. E, alla domanda se possa essere solo un anno sabbatico, uno spiraglio di speranza per il futuro rimane: “Mai dire mai”.