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Il sogno di Marco e Adriano diventa realtà: l’eccellenza dello scialpinismo in Cina nel 2019

A “tu per tu” con Marco Camandona e Adriano Favre, rientrati da poco dalla “missione” sui Monti Altaj mirata ad organizzare, l’anno prossimo, un evento di rilievo, nel solco degli appuntamenti della “Grande Course”.
Sport

Esistono cose di cui sei cosciente, ma nella quotidianità e nel loro orizzonte abituale ti appaiono meno evidenti. Te ne rendi conto quando Marco Camandona, alpinista dal curriculum di platino e direttore del “Tour du Rutor Extreme” – di rientro dalla “missione” in Cina appena vissuta con Adriano Favre, guida ed “anima” del Trofeo Mezzalama – ti dice entusiasta: “vedere lavorare assieme i tecnici delle nostre gare è qualcosa che in Valle non succede e ti mostra quanto siano di alto livello”.

I due, cui per l’occasione si sono aggiunti Alessandro Mottinelli dell’“Adamello Ski Race” (competizioni che, con le due valdostane, ed altre tre a cavallo delle Alpi, compone il circuito “Grande Course”) ed una ‘pattuglia’ di tracciatori delle rispettive prove, hanno trascorso il periodo dall’8 al 18 gennaio scorsi sui Monti Altaj, nella provincia dello Xinjang, nel lembo nord-ovest della Repubblica popolare, attorno al lago Kanas, praticamente sul confine con Kazakhstan, Mongolia e Russia.

L’invito era giunto dal governo locale, deciso a radicare in zona lo scialpinismo, in vista sia dell’appuntamento con le olimpiadi invernali di Pechino 2022, sia – come spiega Favre – “di una ulteriore valorizzazione delle località, dall’ambiente naturale bellissimo, molto frequentato d’estate, ma con la necessità di farsi conoscere di più sul mercato interno relativamente ai mesi invernali”.

Peraltro, incalza Camandona, “nella visione occidentale i giochi olimpici sono normalmente un punto di arrivo per le opere e le iniziative sul territorio, mentre ciò che abbiamo visto in loco ci ha testimoniato che, per loro, rappresentano la partenza di un percorso. Sono intenzionati a continuare ad investire, in una logica razionale, ed hanno già una programmazione chiara, anche di comprensori e discipline, che includono pure trail ed heliski”. Ed è soprattutto quest’ottica a rendere i rappresentanti della “Grande Course” soddisfatti dell’esperienza vissuta ed orgogliosi del rapporto costruito con le autorità locali, cui hanno proposto, per iniziare a far “salire la febbre” scialpinistica, una “Demo race” con una quarantina di atleti.

Tra questi, i valdostani Stefano Stradelli, François Cazzanelli e Tatiana Locatelli, nonché Daniele Cappelletti e Bianca Balzarini dell’Adamello Ski Team, ma – racconta sorridendo la guida salita in vetta ad Annapurna e K2 – “nella mischia ci siamo buttati anche noi organizzatori, perché è stato bello far capire al governo locale cos’è lo scialpinismo moderno”, scoprendo al tempo stesso “che una tradizione di sci in quelle terre esiste, anche se legata ad un’idea più ‘vecchia’ della nostra, elemento che trasforma la missione cui siamo chiamati nell’accompagnarli lungo il percorso che separa le due visioni”.

Una dimostrazione apprezzata, destinata ad essere seguita, l’anno prossimo, da una gara vera e propria, la cui preparazione era l’obiettivo principale del viaggio della delegazione. “Stavolta – continua Camandona – non c’era purtroppo tantissima neve, al contrario dell’ultima volta che ero stato da quelle parti in passato un anno e mezzo fa, ma i terreni per fare due tappe li abbiamo individuati ed includono una cima da 3.100 metri”. “La principale criticità del contesto – aggiunge Adriano Favre – è data dalle temperature: abbiamo incontrato anche picchi di -25 gradi, ma tutto può essere gestito essendone coscienti. Si tratterà di spiegarlo con attenzione agli atleti, affinché arrivino premuniti, anche dal punto di vista dell’equipaggiamento”.

Definito il tracciato, il prossimo passo è stabilire la data dell’evento, sulla quale si è comunque già oltre l’ipotesi. “Tra gli impegni della Grande Course e quelli di Coppa del mondo, – commenta il Direttore del “Tour du Rutor Extreme” – la ‘finestra’ ideale per noi è quella dei primi quindici giorni di gennaio del 2019”. L’ipotesi verosimile è di portare sullo scenario dei Monti Altaj un centinaio di squadre, con la consueta attenzione a tutti gli aspetti, a partire dall’assistenza, dossier prioritario per Favre, che è anche direttore del Soccorso Alpino Valdostano.

“Nel contratto con la società parastatale cinese – ribadisce – ci sono tutte le richieste di avere a nostra disposizione l’infrastruttura necessaria, inclusi elicottero ed ambulanze, in caso di problemi agli atleti. Il nostro target è quello di persone che amano misurarsi con distanze ed ambiente e vogliamo creare un’opportunità per consentire loro un’esperienza unica. E’ la cura del dettaglio che ci contraddistingue”.

Un concetto su cui Marco Camandona concorda, rilanciando: “i concorrenti devono poter arrivare a quell’appuntamento con il giusto compagno e gli daremo tempo per iscriversi. D’altronde, se siamo considerati com’è avvenuto da parte delle autorità cinesi in questa circostanza, è perché nelle nostre gare l’atleta viene prima di tutto”. La macchina organizzativa è quindi in moto. Appuntamento tra dodici mesi.

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