Orazio Fagone, un campione olimpico alla MezzAosta

Fagone, medaglia d’oro a Lillehammer nello short track insieme a Mirko Vuillermin, nel ’97 ha subito l’amputazione di una gamba in seguito ad un incidente di moto. Ora si dedica alla handbike
Il podio della gara di handbike
Sport

Domenica 6 novembre, tarda mattinata. All’Arco d’Augusto la gente sta festeggiando Youssef Sbaai e Catherine Bertone, vincitori della MezzAosta, ma anche amici e parenti che hanno deciso di provare a fare questa corsa. Nella distrazione generale arriva anche il vincitore della gara handbike, le biciclette a tre ruote i cui pedali, come dice la parola stessa, vengono azionati con i movimenti delle mani e delle braccia. Quando, alla fine dell’intervista, lo speaker ne annuncia a sorpresa il nome, a qualcuno si sarà accesa una lampadina: Orazio Fagone.

Eppure, Fagone è protagonista di una vita sportiva intensa, passata per gran parte del tempo sui pattini, a rotelle o da ghiaccio che siano. Nato nel 1968 a Catania, si trasferisce presto a Torino, dove all’età di 12 anni scopre lo short track. Una carriera fulminante lo porta, all’età di 20 anni, a stabilire il record mondiale dei 500m e a partecipare ai giochi olimpici di Calgary, dove vince l’argento nei 5000m staffetta ed il bronzo nei 1500m, in uno sport che, però, è ancora solamente dimostrativo. Dal 1991 si trasferisce a Charvensod e viene tesserato per le Frecce Rossonere, squadra di riferimento del pattinaggio su ghiaccio valdostano. La medaglia “vera”arriva dalla Norvegia, durante le olimpiadi di Lillehammer del 1994: insieme a Maurizio Carnino, Hugo Herrnhof e all’amico Mirko Vuillermin vince la medaglia d’oro nella staffetta dei 5000m. La Valle d’Aosta del ghiaccio è sugli scudi, con Vuillermin che porta a casa anche una medaglia d’argento nei 500m (a soli due centesimi dall’oro). Orazio e Mirko sono amici, sia sulla pista che fuori, e lo saranno anche nella fatalità, nel 1997. Alla fine di maggio di quell’anno Fagone, in sella alla sua moto, ha un terribile incidente contro un camion ad Aosta: la situazione è subito disperata, lui non è in pericolo di vita ma le sue gambe sono in condizioni critiche. Pochi giorni dopo, il terribile responso dei medici dice che la gamba destra deve essere amputata e quella sinistra è condannata alla rigidità. A distanza di qualche giorno, anche Mirko Vuillermin è vittima di un incidente di moto contro un camion, e anche la sua carriera viene interrotta.

Da allora, Orazio non è rimasto a guardare: prima il curling, poi lo sledge hockey, infine le handbike. “Beh, il ghiaccio è il mio elemento naturale, giocare a hockey mi piace molto. Ho dovuto mollare per potermi dedicare alla mia famiglia, ma vorrei organizzarmi per poter tornare a giocare. È anche un ottimo sport per fare preparazione fisica durante l’inverno, in vista della prossima stagione di handbike. Non posso proprio stare fermo”, racconta. Con tre figli, ha dovuto fare dei sacrifici per quanto riguarda lo sport, anche se può annoverare, tra le altre cose, la presenza alle Paraolimpiadi invernali di Torino nel 2006 con la nazionale di sledge hockey: “All’epoca eravamo un po’ una squadra materasso, poi ci sono stati grandi miglioramenti e ora la nazionale è costantemente a ridosso del podio. Mi dispiace che, per alcuni disguidi, ho dovuto veder sfumare la convocazione per le Olimpiadi di Sochi nel 2014”.
Ora si dedica alle handbike, che definisce come uno sport molto impegnativo, tant’è che è stato aperto anche ai normodotati. In primavera la stagione riprende, e Orazio, che finora ha potuto fare solamente qualche gara, ha intenzione di dedicarcisi di più: “Adesso che i bambini sono più grandi posso gareggiare maggiormente: ero tra i papabili per essere convocato in nazionale, ma avrei dovuto fare qualche gara in più per farmi notare”, confessa.
Ed è grazie alla handbike che ha fatto il suo ritorno “sportivo” in Valle d’Aosta, chiamato da Egidio Marchese, presidente della Disval, l’associazione Disabili Sportivi Valdostani: “Egidio è un amico, siamo anche stati compagni nella nazionale di curling. Ci teneva a proporre la handbike all’interno della MezzAosta e mi ha chiesto di fare un po’ di pubblicità. Purtroppo, però, molte società si erano già organizzate, così eravamo solo in quattro e abbiamo fatto una corsa dimostrativa, più che altro. Però di certo non ci siamo risparmiati: ho fatto i 21 km in 38 minuti, con punte di velocità che arrivano ai 40 km/h”.
Appuntamento all’anno prossimo, quindi? “Spero proprio che riescano ad organizzarsi, mi ha fatto molto piacere tornare ad Aosta”. La sua carriera sportiva, indipendentemente dalle condizioni fisiche e dalla tipologia di sport, non accenna a rallentare.

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