Non sarà un aumento per tutti. La cedolare secca sugli affitti brevi passerà dal 21% al 26% a partire da terzo immobile. È l’accordo raggiunto ieri, mercoledì 26 novembre, dal governo guidato da Giorgia Meloni durante il vertice di maggioranza sulla manovra. Un parziale passo indietro rispetto all’ipotesi iniziale di un aumento generalizzato della tassazione per tutti i proprietari di immobili destinati alle locazioni brevi. Proposta che aveva incontrato la contrarietà di Lega e Forza Italia con il rischio di spaccare la maggioranza.
“L’aumento delle tasse non è mai piacevole e alla fine si riflette sul cliente finale”, spiega Raphaël Castelnuovo, tra i fondatori della community Airbnb della Valle d’Aosta. Ma quello che avrebbe potuto rappresentare “un grave danno”, con il compromesso raggiunto dalla politica avrà un impatto più contenuto sul mercato valdostano degli affitti brevi. “Qui in Valle abbiamo soprattutto piccoli proprietari che affittano uno, due o massimo tre appartamenti e quello non è il loro lavoro principale. Non abbiamo grosse agenzie come a Milano o nelle grandi città che hanno diversi immobili da gestire”.
Un mercato piccolo se paragonato ad altre realtà, ma in crescita. Secondo i dati forniti dall’assessorato regionale al Turismo, lo scorso mese erano 7.674 alloggi ad uso turistico in Valle d’Aosta (erano 6.316 a fine 2024), per un totale di circa 31.000 posti letto. “Di questi – spiegano dal dipartimento Turismo, Sport e Commercio -, 2.095 si riferiscono ad alloggi che effettuano esclusivamente locazioni il cui contratto ha una durata maggiore di 30 giorni, mentre gli altri 5.579 svolgono locazioni brevi (contratti di durata pari o inferiore ai 30 giorni) o lunghe, verosimilmente a seconda del periodo e delle esigenze degli ospiti”. Il tasso di occupazione lordo è di circa il 4%, “un valore molto più basso rispetto a quello delle strutture turistico-ricettive, che riflette un’attività che sovente è svolta senza organizzazione di impresa ed in maniera discontinua, ed in alcuni casi è addirittura occasionale”, spiegano dal dipartimento. Gli appartamenti hanno in media 4,12 posti letto.
Il Comune con il maggior numero di alloggi ad uso turistico è Valtournenche che ne conta 1.108. Seguono Courmayeur (900), Aosta (582), Ayas (573), Brusson (377), Cogne (341), Pré-Saint-Didier (293), La Thuile (278), Gressan (251) e La Salle (229). Dati di cui è stato possibile avere contezza grazie all’approvazione della legge regionale sugli affitti brevi, entrata in vigore il 1° novembre 2023. A questa si accompagna anche l’introduzione dell’imposta di soggiorno per le locazioni turistiche brevi, un’entrata in più per i comuni. Nel 2024 l’introito complessivo è stato di 4,5 milioni di euro. “I dati e la loro ripartizione tra i Comuni sono in corso di analisi”. “È difficile avere una stima complessiva delle entrate comunali derivanti dall’imposta di soggiorno perché non tutti la versano nello stesso momento – spiega Massimo Chatrian, vicesindaco di Valtournenche, la località con più alloggi destinati agli affitti brevi -. Nel nostro caso, questi soldi sono stati reinvestiti in marketing e promozione turistica tramite il Consorzio turistico”.
Altro nodo ancora complesso riguarda i controlli da parte degli uffici comunali, a cui spetta la verifica delle dichiarazioni rese dai locatori per la richiesta del Codice identificativo regionale. “Ad oggi il 25% circa delle dichiarazioni risulta essere stato controllato“, conclude il dipartimento al Turismo, spiegando che “i Comuni o le Unités des communes svolgono dei controlli anche sul pagamento dell’imposta di soggiorno organizzandosi autonomamente, anche sulla base delle risorse di cui dispongono”.
