L’ottimismo nell’incertezza al via della stagione turistica in Valle d’Aosta

Numeri incoraggianti nel primo weekend di dicembre per impianti e strutture ricettive. Pesano però la situazione all'estero e l'assenza di personale.
Cervinia sci
Turismo

La macchina turistica si è rimessa in moto in grande stile. Restano un po’ di ruggine e di ragnatele dopo che l’inverno 2020/21 è stato praticamente buttato all’aria, ma ora – complice la vaccinazione che prosegue a buon ritmo, almeno in Italia – la Valle d’Aosta prova a rilanciarsi con la sua offerta. Gli impianti sono tornati a girare, gli alberghi stanno riaprendo, la neve è caduta e la gente ha voglia di sciare. Il primo weekend di dicembre ha fatto registrare buoni numeri e, al netto delle tante incertezze dovute ad una situazione in continuo divenire, c’è un cauto ottimismo, anche se a preoccupare è soprattutto il calo della presenza straniera, con parecchie disdette già arrivate.

Alberghi e impianti: numeri incoraggianti, nessun problema con il green pass

“Lo scorso fine settimana la presenza è stata ottima, con circa 40.000 persone nei due giorni”, spiega con un po’ di contentezza Ferruccio Fournier, presidente dell’Associazione Valdostana impianti a fune. “Gli impianti hanno funzionato benissimo, le piste sono quasi tutte aperte ed in ordine, e la neve ha imbiancato le nostre montagne”. Tutto bene anche sotto il profilo del controllo del green pass: “Il sistema ha funzionato bene, la gente non ha nessun problema a presentarsi ai controlli. Facciamo affidamento sul buonsenso degli italiani che si prosegua con la vaccinazione. Siamo ottimisti, per ora c’è speranza e tranquillità”.

Anche Filippo Gérard, presidente degli albergatori valdostani, vede una stagione invernale rosea. “Penso che nelle feste lavoreremo bene. C’è fiducia anche dopo un’estate molto positiva per noi, in Italia la vaccinazione è servita. Non abbiamo riscontrato problemi con green pass e super green pass, che da noi serve per chi ha alberghi con spa o con ristoranti aperti anche agli esterni”.

Disdette soprattutto dalla clientela estera

C’è però il “problema” degli stranieri. “Russia, Europa del Nord, Regno Unito e Svizzera sono una clientela che da noi è molto presente, ma bisogna vedere man mano la situazione dei singoli Paesi”, prosegue Fournier sottolineando il peso che potrebbe avere la decisione di Interski di non mandare in Valle d’Aosta i suoi giovani prima di febbraio.

All’estero la situazione inizia ad essere complicata, soprattutto in Paesi come Danimarca, Regno Unito, Svizzera, Germania: sono tutti campanelli d’allarme che per noi possono rappresentare un problema”, gli fa eco Gérard. “C’è grande incertezza ed è un modo di lavorare disordinato e mutevole. Gli inglesi hanno cancellato già tantissimi soggiorni, così come gli svizzeri, che rappresentano un mercato di prossimità di turisti che apprezzano i prodotti italiani e spendono parecchio, quindi un calo nel nostro settore potrebbe ripercuotersi anche nel commercio. Credo che assisteremo ad una presenza di ospiti che si possono muovere in auto nell’Unione Europea”.

Le cancellazioni arrivano principalmente proprio dagli stranieri: a Cervinia “prenotazioni sospese per chi lavorava con gli inglesi” e “cancellazioni a macchia di leopardo”, “qualche cancellazione causa tampone di rientro”, nella Val di Rhêmes “disdette sotto Natale per chi lavora con i belgi”, “alcune cancellazioni di gruppi polacchi” nel comprensorio di Châtillon, “poche prenotazioni di stranieri” nella bassa Val d’Ayas e “grande preoccupazione da parte degli ospiti prenotati su voli per Ginevra” a Courmayeur. Leggermente in controtendenza Aosta e plaine: “diverse cancellazioni degli svizzeri”, “importante rallentamento delle prenotazioni da parte della clientela italiana” ma “prenotazioni promettenti dal mercato britannico e nessuna disdetta”.

Un’ulteriore difficoltà per i turisti stranieri riguarda le misure al rientro in patria: “Sono due regole che si intrecciano, dipendendo dagli altri Paesi c’è un po’ di confusione”, continua il presidente dell’Adava.

Le difficoltà nella ricerca di personale alberghiero e della ristorazione

A preoccupare il rappresentante della ricettività è anche la ricerca del personale alberghiero e della ristorazione. “È una difficoltà condivisa da tutti e sentita in particolar modo dalle località turistiche più piccole”, illustra Filippo Gérard. “La pandemia ha fatto sì che in molti abbiano cambiato lavoro, oltre ad avere una sorta di concorrenza sleale nel reddito di cittadinanza e sussidi vari. Lavorare in alberghi e ristoranti richiede un grande sacrificio personale: non ci sono orari, si è in balia del cliente ed è molto stressante. Spesso lo stipendio non è degno del lavoro che il dipendente deve fare”.

Per Gérard è dunque arrivato il momento di “agire su due fronti. Il primo è quello di operare un’importante detassazione a livello statale, perché più della metà delle spese per un collaboratore se ne va in tasse. L’altro è quello di lavorare su un incentivo legale come in altri Stati, con una quota percentuale di servizio da parte del cliente che vada direttamente nelle tasche del lavoratore”.

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