Mentre prosegue il nostro progetto costruire il Cambiamento con gli appuntamenti musicali organizzati presso la Cittadella dei giovani di Aosta – il 6 luglio alle 18.30 con il quartetto d’archi Archidea, il 23 luglio alle 21 con Elisa Neve e l’11 agosto con il duo jazz composto da Eleonora Strino e Stefania Perego – dedichiamo il secondo numero della nostra rubrica all’idea che intendiamo portare avanti per lavorare attivamente per una Valle d’Aosta per le donne.
Fino al 31 luglio abbiamo il nostro questionario online, che vi invitiamo a compilare proprio perché vogliamo conoscere la vostra opinione sulla nostra regione, sui punti di forza e debolezza rispetto al genere femminile. Se pensate o meno che la Valle d’Aosta sia un luogo dove viene resa più semplice la vita delle donne.
Le ricerche oggi dicono infatti che se un territorio è costruito senza tenere conto delle differenze di genere si ha un impatto enorme sull’accesso delle donne al lavoro o alla scuola, sulla loro libertà e sicurezza, nonché sulla loro salute e vengono rafforzate le disuguaglianze.
Secondo la Banca mondiale – che ha diffuso un Manuale con le linee guida per una gamma di campi di pianificazione, tra cui alloggi, trasporti pubblici e infrastrutture per la mobilità, altri servizi infrastrutturali e piani generali della città – spesso gli urbanisti, i project manager e i professionisti non sono consapevoli dell’importanza di dare priorità al genere nel processo di progettazione urbana. I nostri spazi pubblici non sono progettati per corpi femminili. C’è poca considerazione per le donne come madri, lavoratrici o mentre svolgono lavori di assistenza. Le strade urbane sono spesso un luogo di minacce piuttosto che di comunità.
Nel suo ultimo libro, Feminist City: claiming space in a male made world (Verso Books, 2020), Leslie Kern offre una visione alternativa della “città femminista”: le città in cui viviamo oggi sono progettate da maschi per i maschi, rappresentando un ostacolo all’emancipazione femminile. Attraverso la storia, l’esperienza personale e la cultura popolare, la conclusione cui giunge l’autrice è che la maternità, l’amicizia, l’attivismo delle donne non trovano piena legittimità nel modello urbano attuale che fatica a investire nella socialità, eretto com’è per compartimenti stagni: il quartiere residenziale, gli uffici, il supermercato, le scuole.
Esistono diverse esperienze a cui possiamo guardare per capire come una Città o (nel nostro caso visti i numeri) una Regione pensata per le donne potrebbero fare la differenza sulla qualità della vita.
La Ville du quart d’heure (“città del quarto d’ora”) ad esempio è la proposta lanciata dalla sindaca di Parigi, Anne Hidalgo: un esempio di urbanistica virtuosa una metropoli nel cui quartiere puoi trovare tutto ciò di cui hai bisogno in 15 minuti da casa.
E A Vienna, città pioniera del cosiddetto gender mainstreaming, c’è Aspern Seestadt, un quartiere di 20mila abitanti progettato tenendo da conto come prioritarie le esigenze delle donne. Si trova all’interno di un sistema di transito che accoglie le mamme con i passeggini, uno spazio pubblico con abbastanza servizi igienici, mezzi di trasporto dove le donne possano viaggiare senza rischi di molestie e tutte le vie hanno nomi femminili.
Anche in Italia da Torino parte il progetto “Rete città per le donne” che ha già raccolto l’adesione di città come Matera e Potenza a cui guardiamo con particolare attenzione. Riprendiamo sinteticamente il loro Manifesto che riassume molto bene ciò che anche noi di Dora pensiamo sia importante sollecitare nelle scelte della politica:
- ABITARE
Un territorio a dimensione di donna e di tutti è avere tutto in 15 minuti. Una sfida per il futuro, con l’obiettivo di proporre una vita meno affannata. - AMMINISTRARE
Innovare e rendere efficiente e flessibile la pubblica amministrazione è il primo gesto di rispetto che un’istituzione deve avere per i suoi cittadini e cittadine. - CONVIVERE
Le diversità dei cittadini è una risorsa enorme: le persone hanno identità multiple, rispetto al genere, all’orientamento sessuale, all’età, alle scelte di vita, all’origine geografica, alla lingua, alla cultura e alla religione. - CREARE CULTURA
Il ruolo della cultura è centrale come fattore di accompagnamento e accelerazione dei processi di sviluppo sostenibile e per la crescita personale, spirituale e relazionale delle persone. - CURARE
Il tema della qualità della vita negli aspetti fondamentali: salute, assistenza, accessibilità, sostegno, prossimità deve essere un pilastro nella vita di un territorio che guarda al futuro. - DECIDERE
La necessità di una maggiore presenza femminile nelle posizioni decisionali della nostra Regione non è soltanto una questione di diritti, ma anche e soprattutto una scelta strategica. Chiediamo che nelle giunte e nelle nomine a esse afferenti siasempre riconosciuto il diritto alla parità di genere. - EDUCARE
È lo strumento primario per costruire relazioni basate sulle pari dignità e sul rispetto delle differenze tra le persone, per formare bambine/i, adolescenti, giovani e adulte/i a modelli alternativi rispetto alla cultura prevalente. - LAVORARE
È dimostrato da studi scientifici che l’occupazione femminile contribuisce significativamente allo sviluppo ed è direttamente proporzionale all’investimento in nidi, scuole e servizi adeguati alle famiglie. - PROMUOVERE BENESSERE
Il benessere è soggettivo ognuno deve avere il diritto di vivere in una condizione di benessere fisico, psichico, spirituale ed economico.
Vi invitiamo ancora a compilare il nostro questionario e a partecipare alle nostre iniziative perché “costruire il cambiamento si può”.