Aosta dice addio Marino Meneghetti, storico barbiere di Piazza Chanoux

Lo storico barbiere aostano ci ha lasciati giovedì scorso, 10 febbraio, all’età di 79 anni all’Ospedale Beauregard.
Marino Meneghetti al lavoro su un cliente
En souvenir

Marino Meneghetti aveva l’occhio clinico di chi lavora da una vita e mentre parlava i suoi occhi azzurri non riuscivano a non guardare capelli, basette e tutto quello che lui, a suo modo, avrebbe fatto in maniera diversa.

Lo ricorderemo sempre così, preciso e meticoloso, lo storico barbiere aostano che ci ha lasciati giovedì scorso, 10 febbraio, all’età di 79 anni all’Ospedale Beauregard. I funerali verranno celebrati lunedì prossimo 13 febbraio, alle 10, alla chiesa dell’Immacolata.

La sua bottega all’incrocio di via Porta Praetoria, via Ribitel e Piazza Chanoux, aveva chiuso i battenti nell’autunno del 2018, dopo 45 anni di attività. 

Un locale che sembrava sempre lo stesso da quando Marino, nel 1975 era arrivato nella zona più centrale della città. “Era marzo del 1975, la viglia di San Giuseppe”, ci raccontò nei giorni prima della chiusura. “Prima di venire qui ero dipendente, lo sono stato per molti anni in via Croce di Città, subito dopo aver finito di fare il militare”.

A 13 anni la prima esperienza come apprendista ad Aosta, poi il militare e il ricordo di qualche taglio fatto ai compagni in caserma, il lavoro alle dipendenze e nel 1975 l’arrivo nel salotto buono del capoluogo regionale, dove “il passaggio di persone è incredibile”. Prima che Marino prendesse il negozio c’era già un barbiere “e nel retro viveva un’intera famiglia di 6 persone. Questa attività era già stata insignita dal comune con delle medaglie d’oro al lavoro”, segno di una coincidenza strana e fortunata.

Il negozio più che un semplice barbiere è stato per tutti questi decenni un crocevia di amicizie, storie e risate, un luogo dove discutere e conversare, complice anche lo storico Bar Villettaz, vicino d’eccezione di Marino.

Accanto a Marino, appoggiato allo schienale di una delle due poltroncine, il cavallino degli anni ’30, sedile pensato per i bambini, su cui generazioni di piccoli futuri barbuti venivano fatti sedere aspettando il turno del padre o per un taglio rapido, ma Marino ci teneva a precisare: “Avevo iniziato a fare qualche taglio sul cavallo, poi però i bambini erano troppo distratti, si muovevano in maniera scattante e io in mente ho sempre avuto una cosa: la sicurezza. Se non posso lavorare in sicurezza le forbici in mano nemmeno le prendo, ma ti assicuro che se avessi avuto una moneta per ogni foto di bimbo in sella a quest’ora avrei una fortuna”.

Innumerevoli i valdostani che si sono accomodati in 61 anni di attività sulle poltrone di Marino, ma altrettanti i turisti che, passando, buttavano un occhio e decidevano di farsi la barba, poiché il fascino delle città vere e autentiche passa anche dalle botteghe che resistono alla frenesia dei giorni e del tempo e dalla sapienza dei gesti degli artigiani come Marino, custodi di lavori che non sono più così frequenti: “Sono conosciuto da molti come il barbiere della Coumba Freida – ci raccontò – e non perché io abbia mai lavorato su, ma perché tutti quelli di quella vallata erano o sono miei clienti. Tantissima gente scendeva per venire a servirsi da me, già quando ero dipendente e poi mi ha seguito quando mi sono messo in proprio. I miei clienti storici venivano e vengono anche da Doues, Ollomont, Bosses e via dicendo”.

Uno stakanovista, un instancabile lavoratore in bottega dalle 7 alle 12 e dalle 13.30 anche fino alle 19, sempre mosso dall’amore per il suo lavoro, sicuro della sua scelta benché presa in giovane età. “No, non ci sono rimpianti nella mia vita”, ci disse. “Sono felice di essere diventato barbiere e non avrei fatto nessun altro lavoro. Qui abbiamo sempre scherzato, riso e discusso oltre che lavorato, se no che senso avrebbe avuto svegliarsi e venire al lavoro ogni mattina? Nessuno”.

Il tempo fra le pareti e gli strumenti di lavoro di Marino, appena prima che chiudesse, sembrava sospeso: le poltroncine di pelle segnate dal tempo, le spazzole, il divano per aspettare il proprio turno, tutto sembrava parlare di un’altra epoca, diventando teneramente nostalgico e allo stesso tempo rendendo ancora più sublime il ricordo di questa attività, la cui chiusura ha segnato la fine per molti di un rapporto di amicizia e fiducia, più che quello tra un barbiere e un cliente.

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