Si è spento Don Ferruccio Brunod: prete innovatore e coraggioso, uomo di grande umanità
Innovatore, umano, profondamente generoso, attento agli ultimi e insofferente nei confronti delle ingiustizie. Sono solo alcuni degli aggettivi che ben descrivono la personalità e l’agire di Don Ferruccio Brunod, già Vicario generale del Vescovo di Aosta, ma soprattutto, per le comunità che lo hanno accolto e amato, parroco di Saint-Etienne ad Aosta e di Aymavilles. Don Ferruccio si è spento ieri mattina, domenica 1° maggio, all’Ospedale Beauregard dove era ricoverato da alcuni giorni.
Per raccontare le tante azioni che don Ferruccio ha fatto in vita e per rendere giustizia al suo pensiero, sempre un passo avanti agli altri, alle sue doti umane e alla sua fedeltà al Vangelo non sarebbe sufficiente un libro. Noi abbiamo chiesto a Paola Vacchina, animatrice e presenza attiva in parrocchia a Santo Stefano, che con don Ferruccio ha condiviso progetti e attività, di tracciarne un ricordo. Ha accettato con la consapevolezza che le sue parole e i suoi ricordi non saranno sufficienti a rappresentare la vita piena di Don Ferruccio, ma nella speranza che vi si possano ritrovare i tanti che l’hanno conosciuto.
Testimone del Vangelo e uomo di grande umanità
Per noi parrocchiani di Santo Stefano (1971-2003) don Ferruccio Brunod è stato – ed è – un riferimento sicuro. Innanzitutto, per la sua fede salda, forte, e poi per l’affidabilità dei suoi valori e dei suoi comportamenti: la disponibilità sincera a condividere gioie e dolori, la volontà costante di reagire alle ingiustizie e alle sofferenze, il desiderio di fare spesso festa insieme.
L’esistenza è iniziata per tanti di noi in parrocchia ed è stata segnata dai sacramenti, celebrazione della vita e della presenza di Dio nei suoi passaggi fondamentali. Al centro di tutto c’era la messa della domenica: eucarestia e incontro imperdibile tra di noi. I battesimi accoglievano i bimbi nella comunità cristiana ed incoraggiavano i genitori; i matrimoni erano una festa grande per tutta la parrocchia; il passaggio dalla vita alla morte era accompagnato con umanità e con fede. Ricordo di aver visto don Ferruccio piangere per la morte prematura di una parrocchiana, una donna e madre straordinaria che apriva sempre la sua casa a chi aveva bisogno. Mi disse: “forse non sono riuscito a starle abbastanza vicino quando aveva bisogno lei”: so che non è così, ma questo dice che persona meravigliosa era don Ferruccio.
Testimoniare il Vangelo e vivere una vita umana (grazie a lui abbiamo compreso che sono la stessa cosa) è sempre stato il suo impegno. E sapeva che un parroco non può farlo da solo, ma necessariamente con i laici: coinvolti in tutte le attività pastorali, alleati nell’accoglienza di chi era in difficoltà e protagonisti delle opere sociali.
Per i bambini e i ragazzi ha dato tantissimo, regalandoci la casa di Saint Barthélemy e preparandoci ogni anno, a fine campo scuola, delle polente il cui profumo era simbolo dei doni scambiati nei percorsi di catechesi e nei gruppi. Gli appuntamenti di approfondimento del Vangelo per gli adulti, i pellegrinaggi a Taizé con i giovani e le famiglie, gli incontri presso il salone parrocchiale su temi ecclesiali, sociali, politici, erano tappe di una formazione continua e di una condivisione profonda della vita quotidiana e del cammino di fede. Ma era forse attorno alla tavola, a casa dei suoi parrocchiani, i suoi amici, che don Ferruccio sapeva essere ancora più vicino, soprattutto nei momenti difficili.
Il parroco di Santo Stefano ha fatto anche discutere durante il suo ministero. Lo hanno caratterizzato il coraggio delle idee (non basta definirle “conciliari”, le sue convinzioni sono sempre state radicalmente evangeliche e sempre liberanti, in una chiesa ancora molto rigida) e la profezia delle opere: dove c’era un problema sociale (i poveri, i bambini in situazioni familiari difficili, i popoli oppressi dall’altra parte del mondo, gli immigrati che cominciavano ad arrivare in Valle, le persone diversamente abili…) la comunità cristiana doveva essere presente e doveva esprimere una solidarietà concreta. Per la chiesa, ma anche per la società civile e le istituzioni valdostane, il “laboratorio” di Santo Stefano è diventato così il luogo dell’innovazione: la prima casa di accoglienza per minori quando non ne esistevano di pubbliche; il primo centro di accoglienza per immigrati nelle fasi dell’emergenza; le prime esperienze concrete di ecumenismo, con gli amici e fratelli valdesi, il confronto con la fede e la cultura islamica dei migranti…
A venticinque anni dall’ordinazione sacerdotale ottenne dal Vescovo un anno sabbatico e andò a studiare a Lille, nel nord della Francia. Ne nacque una amicizia profonda tra noi e i “poveri in cammino” della Communauté de Magdala, sulle note del canto “Lève toi et marche, Dieu est ton ami; lève toi et marche sur la route avec lui”: canto che ancora oggi ci sprona ad avere coraggio e a non arrenderci mai, a migliorare noi stessi e a cambiare un pezzetto di storia.
Mi piace infine ricordare che don Ferruccio ha ristrutturato, con grande competenza e gusto, tutte le chiese delle quali è stato parroco, compresa la nostra bellissima chiesa di Santo Stefano, a testimonianza del fatto che la bellezza è una dimensione fondamentale della fede cristiana.
Bellezza, giustizia, amore fraterno… fede in Gesù, il risorto: ci hai insegnato a vivere, Ferruccio, e ci hai fatto capire cosa significa essere cristiani. Ti siamo grati per questo e per aver reso la nostra Valle e il mondo un posto migliore.
Paola Vacchina
L’ultimo saluto a Don Ferruccio Brunod
I funerali di Don Ferruccio Brunod si svolgeranno domani, martedì 3 maggio alle 15, nella Cattedrale di Aosta. Saranno presieduti da Mons. Franco Lovignana, Vescovo di Aosta. Successivamente la salma proseguirà per Aymavilles dove sarà accolta davanti alla chiesa parrocchiale alle 16.30 e successivamente tumulata nel locale cimitero, come da sua richiesta.