Quando ci lascia un personaggio di grande spessore come Claudio Lombardi, lo sgomento si affianca al rimpianto per un’epoca più artigianale rispetto ad oggi ma, proprio per questo, perfetta per esaltare talenti. Di primo acchito questo ingegnere di Alessandria, dove, come ideale Alfa e Omega, era nato il 12 maggio 1942 e dove è deceduto il 2 ottobre scorso a 83 anni, poteva apparire distaccato, ma si trattava di una colpevole attenzione alla sola superficialità.
Lombardi era moderato, pacato e un signore direi sabaudo per origine e vocazione, un signore di altri tempi, come si usa dire con un’espressione spesso abusata ma non certo in questo caso. Dietro alla pacatezza, ma neppure tanto dietro, si celava e poi si manifestava pienamente una passione profonda e totalizzante per i motori. Passione unita ad una schiettezza proverbiale, esatto opposto di ipocrisia di comodo.
Laureatosi a Bologna in Ingegneria meccanica dopo la maturità classica, Lombardi era subito entrato nel Gruppo Fiat, ad occuparsi di propulsori. Ed è in Lancia che vivrà e sottoscriverà la sua epopea. Prima con la Delta “S4”, mostro da oltre 500 cavalli, una meteora che durò poco più di una stagione, bandita, come le altre “Gruppo B”, in ragione della pericolosità, come dimostrarono i tanti incidenti fra i quali quello mortale occorso all’astro nascente Henri Toivonen e al suo coéquipier Sergio Cresto al “Tour de Corse”.
Poi, con la Delta “4WD” e le sue evoluzioni da “Integrale” a “Integrale 16V”, alla “Integrale 16V Evoluzione”, per gli appassionati “Deltona”: in tutto, sei titoli mondiali Costruttori consecutivi, nonché quattro iridi Piloti con Juha Kankkunen, la doppietta di Miki Biasion e ancora Kankkunen, fino all’inatteso addio di Lancia al mondo dei rally.
Un’egemonia che portava la firma anche di Lombardi, Direttore tecnico della scuderia. L’ingegnere approdava quindi alla Ferrari, in Formula Uno, tra il 1991 e il 1994, prima come Team Principal e poi come responsabile del reparto motori. Erano anni critici per il Cavallino. È passato alla storia l’audio in cui Alain Prost definì durante il Gran Premio del Giappone del 1991 la sua “643” un “camion”, con il licenziamento in tronco del francese.
Anni, dicevo, di scarse soddisfazioni, con una sola vittoria al Gran Premio di Germania 1994 ad Hockenheim con la “412 T1B” guidata da Gerard Berger. Lombardi chiuse brillantemente la sua carriera in Aprilia ad inizio millennio, progettando il propulsore che contribuì al dominio di Noale nel Campionato Mondiale Superbike.