Probabilmente ai millennials non sembrerà possibile, ma la Formula Uno ha vissuto, negli anni sessanta e settanta del secolo scorso, un periodo in cui manager e piloti erano molto più accessibili ai tifosi e l’artigianato, se così vogliamo chiamarlo, si imponeva per il suo livello di eccellenza.
Recentemente, è venuto a mancare, alla vigilia dei novant’anni – era della classe 1935 – Guglielmo Bellasi, archetipo di quell’epoca di inventiva, di fantasia e allo stesso tempo di solidità. Le sue origini toscane di Certaldo si erano ibridate, con il padre svizzero ticinese. Bellasi terrà entrambe le cittadinanze.
I motori e l’Italia chiamano Guglielmo, che nel 1966 dà vita a “Bellasi srl”, a Novara: come mission, la realizzazione di auto da corsa per categorie minori, monoposto e prototipi. Bellasi è un eclettico. Inizia come pilota in Formula Tre e in Formula Due e ben presto assume la veste di costruttore. La sua genialità lo porta addirittura alla massima Formula.
Siamo nel 1970 e Silvio Moser, svizzero anch’egli, incarica il costruttore di progettare una monoposto per partecipare al campionato mondiale, per il “Silvio Moser Racing Team”. Bellasi è un genio, come accennavamo, un visionario per la sua capacità di anticipare ciò che ad altri è precluso, ma possiede anche una buona e salutare dose di pragmatismo.
Su queste doti passa all’ideazione della “F1 70”. Pochi voli pindarici già dalla denominazione e infatti la vettura, basata su una Brabham, appare piuttosto semplice come concezione ma realizzata con assoluto criterio e avrebbe sicuramente conosciuto una prospettiva interessante se non fossero intervenuti problemi di budget.
Un grande artigiano, dicevamo. La fortuna non arride alla nuova nata, che non si qualifica per i primi Gran Premi, riuscendo però a partecipare al Gran Premio d’Austria, dove la meccanica tradisce Moser. Nel 1971 la vettura prende parte al Gran Premio d’Italia, ma anche stavolta è costretta all’abbandono.
Bellasi dimostra allora di non essere soltanto un buon pilota e un eccellente progettista. L’occasione gli viene fornita dall’introduzione nel campo dei motori della fibra di carbonio. Bellasi è tra i pionieri della nuova tecnologia, che poi si diffonderà con successo, grazie alle caratteristiche di tensione di rottura, di coibentazione termica, di bassa densità e di capacità ignifughe. La fibra di carbonio diventa essenziale per la realizzazione di materiali compositi, con l’intervento della matrice.
L’azienda Bellasi è tuttora operativa. In sintesi, con Guglielmo Bellasi scompare un altro simbolo di una generazione che sapeva inventarsi con successo in più vesti e ambiti, sorretta da talento e determinazione.