Con la scomparsa di Paolo Pininfarina, mancato martedì all’età di sessantacinque anni all’esito di una malattia che l’aveva duramente provato, si estingue una delle dinastie che hanno reso grande l’automobile italiana nel mondo.
Era il 1930 quando Battista, detto “Pinin”, Farina fondava l’azienda, con il contributo tra gli altri di Vincenzo Lancia. Una delle “Boite” piemontesi, all’interno delle quali fiorivano e si esaltavano inventiva e genio di personaggi che sarebbero divenuti autentici fari nella loro specialità. Azienda che cresceva, in dimensioni e in qualità, assumendo una notorietà tale che la famiglia diventa, anche per l’anagrafe, “Pininfarina”.
Nel 1961 Battista passò il testimone al figlio Sergio, che unì sapientemente la pragmaticità degli studi in ingegneria meccanica, con una spiccata attenzione per l’aerodinamica, ad un talento eccezionale anche nel campo del design. Non si contano le vetture carrozzate Pininfarina, tra cui le tante Ferrari che legheranno per sempre la loro sorte e la loro fortuna alla Maison torinese.
Andrea, primogenito di Sergio e erede designato alla guida dell’azienda, morì in un tragico e assurdo incidente stradale a Trofarello, nei pressi di Torino, investito mentre si trovava in sella ad uno scooter. Gli succedette il fratello Paolo, di un anno più giovane. Anch’egli laureato in ingegneria meccanica come il padre, condusse le prime esperienze all’estero, negli Stati Uniti, in General Motors. Era un imprenditore illuminato, Paolo Pininfarina.
Forse non possedeva la prospettiva del fratello, al quale molto probabilmente avrebbe lasciato il timone se non fosse perito prematuramente, ma una volta assurto alla carica di presidente aveva portato una sua visione, appunto, illuminata. Concepiva, in sintesi, l’impresa come un’attività che comprendeva anche la caratteristica, diremmo la missione, di portare benessere e bellezza. Sentiva anche forte l’appartenenza ad un territorio e alla sua storia gloriosa, come alla sua famiglia, ai cui dettami e alla cui tradizione si era sempre rispettosamente attenuto.
Ne sono esempi concreti, tra gli altri, due concept cars. La prima dedicata al padre, una barchetta biposto di derivazione Ferrari, la seconda intitolata al nonno, la stupenda “Battista”, una dream car full electric presentata al salone di Ginevra nel 2019. A Paolo Pininfarina si deve anche la peculiare idea dell’allargamento degli orizzonti e degli interessi aziendali ad altri settori.
Attraverso “Pininfarina Extra”, l’azienda prese ad occuparsi anche di nautica, aeronautica, design industriale, architettura. Nel 2015 la cessione agli indiani di “Mahindra”. In quell’occasione, Paolo Pininfarina affermò che “il cuore, la sede, le maestranze, e tutto il management resteranno a Cambiano”. Promessa mantenuta, da signore qual era.