Bertone GB110, la hypercar capolavoro che omaggia la gloria che fu

Esteticamente, la GB110 appare come la summa del design di una hypercar, non trascurando il dovuto omaggio alla Bertone del ventennio 1950/1970. Vedendola, un aggettivo sovviene: bellissima.
La Bertone GB110
Gioie e Motori

Dobbiamo tornare all’ormai lontanissimo 1912, quando Giovanni Bertone, artigiano che il talento sublimerà ad imprenditore, fonda la “Carrozzeria Bertone”. La Casa avrebbe conquistato un prestigio di respiro mondiale sotto la guida di Giuseppe, quel figlio meglio conosciuto come “Nuccio”. Nuccio è l’uomo del destino per l’azienda di famiglia. Non solo attento ai conti e con una visione, ma in possesso di un naturale tocco magico nello scoprire designer geniali. Qualche nome? Franco Scaglione, Giorgetto Giugiaro e Marcello Gandini.

Dalla “Bertone” usciranno auto come le Alfa Romeo Giulietta Sprint e Canguro, la Aston Martin DB2/4, la Iso Grifo firmata da Giotto Bizzarrini, la Lamborghini Miura opera di Marcello Gandini, Dallara, Stanzani e lo stesso Bizzarrini, la GT che sconvolgerà il mondo delle auto sportive con le sue linee e le sue invenzioni. E, ancora, tra le tante, Fiat X1/9, Lancia Strato’s Zero, Lamborghini Countach, dall’esclamazione in dialetto di Nuccio quando la vide.

Il titolare ci lascia nel 1997 e nel 2014 interviene il fallimento. Una storia che da epica smotta in tragedia. Oggi, i nuovi proprietari del Marchio, i francesi Mauro e Jean-Franck Ricci, segnano il ritorno di Bertone. Con un modello a due posti denominato “GB110”, per i centodieci anni della Casa, un’auto da sogno che diventerà realtà per trentatré fortunati. Ogni esemplare sarà personalizzabile.

Esteticamente, appare come la summa del design di una hypercar, non trascurando il dovuto omaggio alla Bertone del ventennio 1950/1970. Le concavità, necessarie, si fondono e si armonizzano perfettamente con un insieme fluente, più sagomato al posteriore, che trasmette magnetismo, rapimento di sensi paragonabile alla gloria che fu: capolavoro del team diretto da Andrea Morcellin.

La scia luminosa a fessura che cinge la macchina ne accresce magicamente il fascino. Sappiamo di utilizzare un aggettivo abusato fino ad imprigionarlo nella genericità, ma quell’aggettivo ci sovviene: bellissima. E, ovviamente, GB110 non si arresta all’estetica.

Parliamo del propulsore. È un 5.2 litri, dieci cilindri, biturbo, che eroga una potenza di 1.124 cavalli, con la coppia motrice che si assesta a 1.100 Nm; il peso è di soli 1.423 chilogrammi. Serve altro? Accelerazione da 0 a 100 chilometri orari in 2”7, velocità autolimitata a 350 km/h. E trasmissione a sette rapporti a doppia frizione e trazione a quattro ruote motrici, cerchi in lega forgiati da 21” davanti e da 22” al posteriore, freni a disco in carboceramica. Questa delizia si ammanta di una livrea adeguata, la splendida “Grigio Rinascimento”. Davvero un gradito e riuscitissimo ritorno.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito è protetto da reCAPTCHA e si applicano le norme sulla privacy e i termini di servizio di Google. e Termini di servizio fare domanda a.

Il periodo di verifica reCAPTCHA è scaduto. Ricaricare la pagina.

Vuoi rimanere aggiornato sulle ultime novità di Aosta Sera? Iscriviti alla nostra newsletter.

Articoli Correlati

Fai già parte
della community di Aostasera?

oppure scopri come farne parte