Dici Pininfarina e chiunque abbia un minimo di dimestichezza con le quattro ruote sa di cosa si parla. Dalla Casa fondata nel 1930 sono uscite innumerevoli vetture, parecchie leggendarie, come, per citarne solo alcune, le Ferrari Testarossa, Enzo, F430, l’avvenieristica Modulo del 1970, le Lancia 037 e Delta S4, la Fiat 124 Spider, l’Alfa Romeo Brera: design e produzione accomunate da qualità sopraffina, rigore e eleganza.
Dal 2015, il marchio torinese è controllato dall’indiana Mahindra e, in occasione del novantesimo compleanno, si regala un omaggio al fondatore, Giovanni Battista Farina, detto Pinin, che decise nel 1961, giusto cinquant’anni fa, di mutare il cognome di famiglia in Pininfarina, dando così inizio ad un mito di respiro internazionale. L’omaggio è la “Battista”, che il CEO Michael Perschke descrive così: “Pininfarina Battista rappresenta la purezza, la bellezza, la rarità e una visione per la sostenibilità che piace tanto al cuore. Sarà l’auto che farà innamorare dell’energia elettrica”.
Mai sintesi fu più indovinata. La Battista è una hypercar, prodotta manualmente, con il design inconfondibile del Centro Studi di Cambiano, attualizzato per i canoni del secondo millennio: anzi, come sempre nella sua storia, Pininfarina anticipa i tempi.
Basta osservare il look, che coniuga mirabilmente un aspetto filante, nervature generose e un’armonia assoluta. Ma non basta. I materiali impiegati sono ultraleggeri, con largo utilizzo di carbonio, senza dimenticare l’alluminio per l’assorbimento di colpi, e l’abitacolo, con interni in pelle e volante sempre in carbonio, è informato al concetto di full touch totale, con due display. A livello di infotainment, emerge la disponibilità di servizi internet di oltre cinquanta Paesi.
Chicca delle chicche, il dispositivo Digital Concierge, che offre assistenza costante da remoto per monitorare lo stato della vettura. Il propulsore è composto da quattro unità, ovviamente elettriche, una per ruota, e genera una potenza monstre pari a 1.926 cavalli (sì, avete letto bene) per una velocità di 350 km/h e un’accelerazione da 0 a 100 chilometri orari da Formula Uno e oltre, sotto i due secondi. D’altra parte, la batteria vanta una capacità di 120 kWh, peraltro ricaricabile all’ottanta per cento in soli venticinque minuti.
Battista stabilisce un record epocale: quello dell’auto stradale più potente mai prodotta in Italia. L’autonomia dichiarata è di cinquecento chilometri. Le sospensioni sono ampiamente regolabili per il migliore assetto di guida e i freni sono l’avanguardia della Brembo. I cerchi da 21” ospitano gli pneumatici Pirelli P Zero Corsa. La Battista sarà, inevitabilmente, per pochi: centocinquanta le unità in produzione, per un prezzo intorno ai due milioni di euro.