Faccio incubi ricorrenti in questo periodo. Rincorro o sono, forse, rincorso da qualcuno; tendo a qualcosa che non riesco a raggiungere mai, che mi sfugge o a cui sfuggo per un soffio. Ma non ricordo mai nulla di più preciso che l’angoscia provata per la fuga, al mio risveglio, nel pieno della notte. Ho ben chiaro però che non mi voglio riaddentrare in un simile patimento e quindi giro nel silenzio notturno del mio rassicurante focolare, altrettanto effimero di notte. Apro la finestra e il mio sguardo cerca le stelle e in esse un parziale conforto a questo senso di smarrimento. Guardo la mia città che avrei normalmente scorto addormentata e che adesso vedo sospesa come in un fermoimmagine cosmico. Eppure so che, malgrado tutto, essa pulsa, vive, forse più di prima.
Tutto inizia adesso, se veramente lo vogliamo, mi dico. Che possano trovare pace, in noi, le morti e gli addii da questo esilio, che si possa tornare domani stesso a fare festa nelle famiglie e con gli amici, celebrando la vita al tepore della socialità cui abbiamo, per un tempo parso eterno, abdicato. Ma non si torni al mondo di prima! La natura che in questi 30 giorni ha ripreso possesso del pianeta, ci mostra palesemente quanto il nostro suicida modello di sviluppo sia il virus più letale. La vacuità di una cultura politica miope, alimentata solo da labili vantaggi elettorali è oggi un animale in gabbia perso tra lo stordimento e la rabbia. Che tutto questo resti nel vecchio mondo e se, per costruirne uno nuovo, migliore, saranno necessari duri sacrifici, ne sarà valsa la pena. La storia bussa alla porta senza preavviso e si rimette rapida in movimento, senza darci una seconda occasione. Il nostro momento è adesso, per costruire un mondo migliore. Adesso, non dopo la ripresa pur urgente e necessaria a lenire le gravi ferite della crisi economica. Riscriviamo regole nuove per riprendere un cammino totalmente diverso, più lento forse nella sua fase iniziale, ma più duraturo nelle sue conquiste di civiltà. Riscriviamole noi cittadini, dando innanzitutto un nuovo ordine al nostro sistema valoriale di comunità, nuove priorità alle nostre scelte di partecipazione attiva alla vita politica che tutta ci riguarda.
Non è più ora di tornare a dormire.
Alessandro Cavaliere