Nessuna umanità di fronte al dolore di nostra madre

"Sbagliare una diagnosi è un fatto grave, ma accettabile. L'errore sta nella natura dell'uomo e può accadere.In questa triste vicenda quello che ci preme sottolineare è la mancanza di “umanità” nel trattare una paziente".
I lettori di AostaSera
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Buongiorno.
Nostra madre è deceduta in data 23 novembre, dopo una malattia relativamente breve. Breve, ma, alla prova dei fatti, molto grave e di conseguenza dolorosa. Il 29 settembre u.s. è stata ricoverata presso la struttura ospedaliera del Beauregard, quando lamentava forti dolori alla schiena che ne avevano compromesso la mobilità, il riposo notturno e diurno. In data 15 ottobre è stata dimessa con una diagnosi incoraggiante: la signora Festaz era afflitta da una forma di depressione senile e doveva trovare la forza di reagire al suo deperimento, tra l’altro evidente. Al ritorno a casa la situazione non è migliorata e nostra madre ha continuato ad asserire che sicuramente c’era qualcosa che non andava in lei, nonostante il nostro incoraggiamento e il nostro tentativo di farla reagire. I dolori si sono fatti più forti e lei si è rassegnata fino a chiudersi in un mutismo, come avesse compreso quale sarebbe stato il suo destino di lì a poco. Le sue “perplessità”, purtroppo, si sono rivelate fondate.
Nostra madre non è mancata per la depressione diagnosticata, bensì a causa di una grave forma tumorale (mieloma diagnosticato dal reparto di nefrologia dell’Ospedale Parini, in un secondo ricovero) che, a novembre, aveva aggredito quasi tutto il suo corpo.

Sbagliare una diagnosi è un fatto grave, ma accettabile. L’errore sta nella natura dell’uomo e può accadere.
In questa triste vicenda quello che ci preme sottolineare è la mancanza di “umanità” nel trattare una paziente. Umanità intesa come credibilità. Nostra madre era una donna molto educata, molto rispettosa dei ruoli, attenta a non recare disturbo agli altri. Ma ha continuato, con insistente discrezione, con la dignità di una donna di più di 80 anni, forte e capace di superare i dolori che la vita le aveva riservato, a dire che la sua sofferenza non nasceva dalla sua mente depressa, ma circolava nel suo corpo.
Ora, quello che vogliamo sottolineare con determinazione e cognizione di causa, è che proprio la mancanza di “umanità” ha fatto sì che il suo lamento non venisse preso “umanamente” in considerazione in modo da sciogliere quei dubbi che lei, a ragione, aveva.
La signora Festaz è stata infilata gratuitamente e superficialmente nella categoria delle “malate immaginarie”
Ora, siamo quasi convinte che ognuno di noi abbia un destino segnato e quando dobbiamo lasciare questa Terra niente ci trattenga.
Siamo altrettanto convinte che il modo di andarsene sia nelle mani degli uomini e che sia loro cura fare in modo che la dignità non venga oltraggiata.
La mancanza di umanità sta alla base del cancro che affligge il nostro mondo. Quello che vorremmo fare presente con queste parole è che condanniamo questo modo di agire. Soprattutto in un ospedale. Soprattutto in una Regione che parrebbe essere all’avanguardia dal punto di vista sanitario. Soprattutto nei confronti di una donna malata che ha trascorso il suo ultimo mese di vita, con dolori lancinanti, a farsi dare della pazza.
Per questo speriamo nostra madre possa perdonarci.
Auspichiamo che questa nostra testimonianza sia presa in considerazione e possa servire, a futura memoria per evitare che si ripetano episodi simili a scapito di altri degenti.

Le figlie: Egle, Virna e Catia Cottino

0 risposte

  1. Grazie alle tre figlie per questa bellissima , anche se dolorosa, testimonianza. Vostra mamma sicuramente l’ha apprezzata moltissimo, soprattutto perchè avete dato voce a chi di voce non ne ha più e aveva smesso si averne, non certo per colpa sua. Invece ad una certa categoria di medici suggerisco di fare un approfondito esame di coscienza e forse anche studiare un pò di più…

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