Noi parrucchieri siamo pronti a riaprire in sicurezza

Riceviamo e pubblichiamo la riflessione di una nostra lettrice.
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Mi chiamo Ombretta e sono una parrucchiera di Donnas.

Io appartengo ad una categoria professionale che non è abituata a chiedere, noi lavoratori autonomi siamo avvezzi a cavarcela da soli. Ritengo però che in questo caso sia giunto il momento, visto anche le determinazioni del Governo in merito all’apertura di altre attività, di avanzare quelle che possono essere le nostre istanze.

E’ bene premettere che tutti noi parrucchieri prima di essere dei lavoratori siamo persone che hanno a cuore la propria salute, quella dei nostri cari e quella dei clienti. Essere il focolaio di un’infezione mi provocherebbe, prima ancora del pregiudizio economico dovuto ad un ulteriore confinamento, un profondo senso di colpa per aver contribuito al diffondersi della malattia.

Io non credo che il profitto prevalga su ogni cosa ma è giunto il momento che anche la mia professione, in sofferenza come altre, venga valutata per quello che è.

L’apertura dei nostri saloni non comporta un pericolo di contagio più elevato di quello dei supermercati e di qualsiasi altra attività in cui si svolge una interazione fisica tra due persone. Infatti la nostra categoria potrebbe essere già pronta ad aprire, con una razionale gestione degli appuntamenti, un orario flessibile che consente di limitare gli ingressi e le attese, introducendo l’obbligo dell’uso delle mascherine, dei detergenti igienizzanti, degli asciugamani monouso. L’unico momento in cui ci possiamo trovare di fronte alla cliente è al momento del lavaggio della testa e del taglio, ma anche in questo caso, oltre ad usare la mascherina, possiamo tenerci in una posizione arretrata.

E poi, perché no, nessuno parla mai del fatto che noi dispensiamo bellezza, igiene e benessere di cui in questo momento c’è un gran bisogno.

Chiedo quindi che venga valutata l’apertura delle nostre attività nel più breve tempo possibile.

Ombretta Domenighini

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