La passione per la fontina di qualità di Giorgio Lale Lacroix

L’agricoltore di Saint-Pierre, protagonista di questa uscita di “Le aziende di Coldiretti”, produce formaggi che vanno a ruba: “Abbiamo finito più di mille forme già ad ottobre”.
Giorgio Lale Lacroix
Le aziende di Coldiretti

Quando si ha un’idea – nel mondo agricolo come in generale – spesso si è portati a fare di tutto pur di perseguirla. Scelte difficili, non comode, che cambiano la vita. Forse in meglio, almeno per quanto riguarda la visione che si ha del proprio lavoro.

Lo ha fatto Giorgio Lale Lacroix quando, più di vent’anni fa, decise di abbandonare il caseificio in cui portava il latte per mettersi in proprio: “Era successo che i latti portati erano stati mischiati”, spiega, “ed io mi ero molto arrabbiato, perché allora chi fa prodotti di qualità viene mescolato con chi pensa solo alla quantità magari con materiale più scadente”. Da lì l’idea di mettersi in proprio, facendo il corso per giovani agricoltori, la creazione di un caseificio a Saint-Pierre e, dal 2011, l’unione con l’azienda agricola del cugino Giovanni Gérard. Con lui lavorano anche la moglie Luisa ed il fratello Giuseppe.

“Ho imparato tutto da mio papà, da quando avevo sei anni. Ora produciamo fontine, tome, burro, burro di panna e beuro colò, che vendiamo a ristoranti, rifugi, ma anche ai privati nel nostro punto vendita qui”. Circa quaranta capi da latte, 18 ettari di terreno tra prato irriguo e pascoli, e la stalla a Rumiod, a quota 1300 metri.

La nostra fontina piace perché è dolce, la lavoro io scaldandola poco e lasciandola girare di più, delle tecniche che ho acquisito con l’esperienza. Vengono ad acquistarla anche i turisti, che vorrebbero visitare l’azienda ma purtroppo non abbiamo tempo. Quest’anno lo abbiamo fatto con i bambini delle scuole materne, abbiamo fatto una cagliata e prodotto alcuni formaggi che si sono portati a casa: almeno hanno scoperto che il latte non proviene dal cartone, così come il formaggio”, racconta. Quest’anno le sue fontine – più di mille formesono andate a ruba, tanto che ora non ne ha più da vendere, anche grazie alla partecipazione al Villaggio Coldiretti di Bologna.

Certo, la vita non è facile – giornate lavorative lunghissime, nessuna festività e, da giugno a settembre, la fienagione – ma “è la passione che te lo fa fare, non saremmo capaci di fare altro. Se contassimo le ore ed i ricavi non ne varrebbe la pena. Noi siamo cresciuti piano piano, siamo stati anche aiutati dai contributi che ci venivano dati all’epoca, ma se dovessi ricominciare adesso da zero non so se ce la farei. Tanta burocrazia e difficoltà”.

Un mondo sempre più difficile, ma Giorgio Lale Lacroix ne è innamorato: “Consiglierei di iniziare questa vita, certo. Purtroppo, però, non vedo molto futuro per i giovani agricoltori, anche qui a Saint-Pierre ce ne sono pochissimi. Bisogna sapersi arrangiare e reinventare, ma la soddisfazione di fare le cose con passione e qualità ti ripaga”.

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