Alimentazione sana, sport e controllo dello stress, le basi dell’equilibrio del corpo

L’essere umano, come sistema biologico complesso, può contare su tre programmi di controllo dell’omeostasi, ovvero la tendenza naturale al mantenimento di un equilibrio interno delle proprie funzioni biochimiche e fisiologiche.
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Naturanews

L’essere umano, come sistema biologico complesso, può contare su tre programmi di controllo dell’omeostasi, ovvero la tendenza naturale al mantenimento di un equilibrio interno delle proprie funzioni biochimiche e fisiologiche.

Questi tre programmi sono il sistema immunitario, il sistema nervoso centrale e il sistema endocrino; tutti e tre strettamente interconnessi tanto che non c’è stimolo che attivi l’uno senza provocare una reazione agli altri due. Nonostante i grandi risultati ottenuti nello studio di questi tre meccanismi non è possibile non affermare che il sistema immunitario dei vertebrati mostra un livello di complessità tale da indurci a pensare che la scienza sia ancora lontana dall’averne compreso il pieno funzionamento, anche se la conoscenza di alcuni di questi meccanismi può aiutare ad acquisire una certa consapevolezza per poter affrontare con maggiore serenità il periodo pandemico, in cui una corretta profilassi legata agli stili di vita può rappresentare uno dei pilastri fondamentali per fronteggiare il pericolo legato alle infezioni virali e batteriche, tra cui l’infezione causata dal virus Sars-Cov-2.

Durante l’intera l’evoluzione degli esseri viventi i tre sistemi si sono evoluti, si sono modificati, poi si sono adattati ai cambiamenti climatici e quindi all’alimentazione e allo stile di vita dell’umanità. In questi cambiamenti, che nei millenni hanno segnato l’evoluzione dell’Homo sapiens, ci sono altri esseri viventi che si sono evoluti con esso: sono i microrganismi che per taluni aspetti sono molto simili all’uomo, tanto da essere “cresciuti” insieme. In effetti sia l’uomo che i microrganismi condividono un interesse comune: la sopravvivenza a tutti i costi. Ma nello stesso tempo, come avviene per numerosi fenomeni in natura, tra l’uomo e i microrganismi si sono “siglati” accordi di tolleranza, armistizio, sodalizio e patti di non belligeranza.

Il patto di “amicizia” più importante che l’uomo ha siglato con i microrganismi è quello con il microbiota, un ecosistema di batteri e lieviti che risiede sulle superfici delle mucose, la cui popolazione più importante risiede sulle mucose intestinali in una convivenza reciprocamente vantaggiosa che influenza numerosi processi fisiologici, tra cui l’evoluzione e la longevità dell’organismo, il metabolismo e lo sviluppo del sistema immunitario.

Si comprende, quindi, come l’intestino, cioè il suo equilibrio, sia il maggiore sistema di regolazione di tutte le funzioni di controllo del sistema complesso uomo, in particolar modo la funzionalità dell’intestino, e quindi del sistema immunitario, è legata all’alimentazione, all’attività sportiva, allo stress e al sonno.

Allora cerchiamo di capire come queste componenti possono influire sul mantenimento dell’omeostasi, pertanto al mantenimento di un efficiente sistema immunitario.

Alimentazione

Uno degli elementi che maggiormente altera la salute intestinale è un’alimentazione povera in alimenti vegetali quali frutta e verdura fresca, la quale predispone ad uno stato di disequilibrio intestinale chiamato disbiosi che altera l’efficienza immunitaria in quanto proprio nell’intestino opera il GALT, un importante componente del sistema immunitario, inoltre gli alimenti vegetali sono le principali fonti di vitamine e di sali minerali.

Nei Paesi occidentali la malnutrizione, legata alla scarsa introduzione di proteine, carboidrati e grassi, è ormai un fenomeno non più così frequente, mentre invece più della metà della popolazione mondiale soffre di una condizione conosciuta come “fame nascosta” (hidden hunger), ovvero malnutrizione da micronutrienti. Tale situazione è da ricondurre ad una dieta povera di micronutrienti, fondata principalmente su cibi raffinati a prevalente componente glucidica come patate, riso, pasta e prodotti a base di mais e di frumento che soddisfano la richiesta energetica, ma non apportano una sufficiente quantità di micronutrienti essenziali (si parla di micronutrizione nel momento in cui si fa riferimento alla corretta assunzione di vitamine e minerali).

I principali micronutrienti, che sostengono il normale funzionamento del sistema immunitario e le difese naturali, sono le vitamine A, D, C, E, B6, B12, B9 e i minerali come zinco, selenio, rame e ferro. Essi svolgono ruoli sinergici in ogni fase della risposta immunitaria e, per alcuni di questi elementi, l’EFSA (l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) ha espresso parere positivo per indicazioni salutistiche a favore del sostegno immunitario. Essi sono: la vitamina D, la vitamina C, lo zinco e il selenio.

Oltre a questi, numerosi studi hanno dimostrato che alcuni principi attivi contenuti negli estratti di piante possono modulare le difese immunitarie, come la curcuma, alcuni polifenoli quali la quercetina che si trova in molti vegetali freschi e l’epigallocatechina presente nel the verde; altri principi vegetali possono stimolare le difese immunitarie, ad esempio quelli contenuti nell’Echinacea, da usare con cautela nei soggetti con patologie del sistema immunitario.

L’Italia è uno dei Paesi europei con maggiore prevalenza di carenza di vitamina D, a differenza del Nord Europa dove è minore, in quanto molti cibi vengono rafforzati con la vitamina D, che è presente naturalmente nei cibi di origine animale. Oltre all’assunzione attraverso le fonti alimentari che garantiscono soltanto circa il 20% del fabbisogno, la vitamina D è prodotta a livello endogeno a seguito dell’esposizione alle radiazioni solari, soprattutto nei mesi più caldi durante i quali i raggi UV risultano essere più “efficaci”, per cui la produzione è influenzata dall’inclinazione dei raggi solari, dall’ora del giorno in cui si espone la pelle, dalla quantità di superficie corporea esposta e dal colore naturale della pelle; tali condizioni, difficilmente riscontrabili nella gran parte dei contesti ambientali climatici e sociali europei, portano ad un’insolita situazione “epidemica” che è la carenza cronica di vitamina D.

Attività sportiva

La ricerca scientifica pone sempre più in evidenza l’attenzione sul binomio sport-risposta immunitaria, sottolineando che non sempre questa combinazione è sinonimo di perfetta efficienza immunitaria. Gli atleti di élite sono frequentemente esposti a programmi di allenamento ad alta intensità o estenuanti, a continui viaggi, a fattori psicosociali quale l’ansia da prestazione e a stress ambientali. Tutti questi fattori sono potenziali interferenti immunitari e talvolta portano a immunodepressione, con conseguente maggiore probabilità di sviluppare una malattia.

La differenza di effetti sul sistema immunitario, quindi, si basa sul tipo e sull’intensità di esercizio fisico praticato: una moderata e costante attività fisica rappresenta la migliore profilassi producendo una graduale stabilizzazione e rigenerazione dell’immunità. Diversi studi, infatti, hanno dimostrato che l’esercizio fisico prolungato e intenso, determina fisiologicamente ampi e significativi effetti sul sistema immunitario soprattutto a fine allenamento.

Queste evidenze si possono riassumere nella cosiddetta teoria “Open Window”: nel periodo dopo un’attività fisica estremamente intensa e prolungata, della durata variabile tra le 3 e le 72 ore, si assiste ad uno stato di immunodepressione transitorio dovuto ad un calo generalizzato dell’attività del sistema immunitario e quindi un rischio più elevato di contrarre un’infezione.

E’ un fenomeno già espresso da Paracelso (uomo di medicina vissuto nel primo secolo dopo Cristo) che può valere anche per lo sport: “è la dose che rende pericoloso un veleno”; in questa prospettiva anche lo sport può essere visto come un “farmaco” che trova ragione nel concetto di ormesi, un processo cui l’esposizione ad un’alta dose di un agente chimico o fattore ambientale induce un danno, mentre a basse dosi ne induce un effetto adattivo benefico sulla cellula o organismo, un fenomeno che si potrebbe riassumere nella frase “poco è buono, ma molto è male”.

Stress

In biologia, il termine stress indica una reazione fisiologica ad uno squilibrio tra sollecitazioni ricevute e risorse a disposizione per il ripristino dell’omeostasi, riferita all’equilibrio interno dell’organismo. Quando si parla di stress si pensa per lo più a eventi negativi, in realtà il medico austriaco Selye Hans ha definito lo stress come “risposta non specifica dell’organismo a uno stimolo negativo”, chiamato stressor.

E’ facilmente dimostrabile come uno stress acuto, ma di durata limitata nel tempo, abbia un effetto stimolante sull’attività immunitaria.

Il problema degli stressor “dei nostri giorni” è che sono differenti da “quelli della sopravvivenza” perché tendono ad essere cronici. Quando uno stressor si manifesta cronicamente genera una forma di tensione psichica ed energetica latente ed è per questo che possiamo associare lo stress al rischio di insorgenza di patologie quali la depressione, il diabete, le malattie cardiovascolari e, non ultima, la immunodepressione.

Le cellule immunitarie, nel corso di una reazione acuta allo stress, passano dal timo e dalla milza alle superfici cutanee, mucosali e respiratorie e si concentrano dove servono, per fronteggiare l’eventuale aggressione di un microrganismo; se invece lo stress dura nel tempo si assiste ad un fenomeno inverso, causando una riduzione del numero dei globuli bianchi nel sangue.

La relazione tra stress e immunità è quindi ambivalente, dipende dal tempo e dall’intensità dell’attacco stressorio.

Pertanto, è facilmente intuibile come una corretta gestione dello stress sia fondamentale per il mantenimento delle funzioni di difesa dell’organismo; la scelta della strada è molto individuale e copre diversi ambiti, tra cui il supporto psicologico, alcune tecniche di respirazione e sicuramente l’“occuparsi” di cose che producono gioia e piacere come l’arte, la musica, le amicizie e la cura dei propri animali da compagnia.

Davvero importante è una buona igiene del sonno, cioè adottare stili di vita che permettano di godere di buone notti di sonno, tra cui non lavorare in orario serale, non assumere molto caffè, non fare lunghi riposini nel pomeriggio, non fare pasti molto ricchi e in tarda serata. Oltre a ciò, le alterazioni del sonno sono correlate a molteplici condizioni, tra cui l’infiammazione silente di basso grado detta inflammaging che sempre più trova interesse nel mondo scientifico quale stressor endogeno correlato a tantissime patologie.

In alcuni casi è molto importante sfruttare le sinergie tra i micronutrienti e gli estratti vegetali che possono contribuire a supportare un sonno riposante e rigenerante come le vitamine del gruppo B e il magnesio, naturalmente presenti nella crusca dei cereali integrali, nei semi oleosi, tra cui le mandorle, la melatonina, la teanina presente nella Camelia sinensis (tè verde), la valeriana, la passiflora e la melissa.

Il sonno ha un importante ruolo nella risposta immunitaria, in modo particolare nella regolazione di alcune citochine come l’Interleuchina 6 coinvolta nella reazione di difesa a seguito di infezione da Sars-Cov2.

E, per concludere, è possibile affermare che nel corso della vita si ha una manifestazione dell’invecchiamento del sistema immunitario detta immunosenescenza; si parla di fragilità non solo riferita ad uno stato biologico dipendente dall’età ma anche ad uno squilibrio dei fattori che alterano il meccanismo dell’omeostasi, tra cui l’alimentazione con cibi raffinati e un eccessivo consumo di proteine animali con insufficiente introduzione di alimenti di origine vegetale, un’alterata regolazione del sonno, una vita sedentaria. I meccanismi di controllo dei processi infiammatori, conseguenti al carico e all’esposizione ad agenti dannosi, vengono quindi persi e tale disequilibrio può diventare la forza trainante delle principali patologie acute e croniche, tra cui quelle infettive.

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