E’ di qualche giorno fa il report pubblicato da Assolate (Associazione Italiana Lattiero Casearia) che presenta i dati della produzione del settore caseario in Italia: uno dei dati più interessanti è che la produzione di latte di capra è cresciuta in maniera esponenziale negli ultimi 6 anni, passando dalle 11.840 tonnellate del 2010 alle 31.000 tonnellate del 2016 con un aumento del 162%
Il latte di capra, per le sue caratteristiche organolettiche, conquista chi cerca gusti non omologati e sapori intensi, ma è soprattutto per le sue proprietà ipoallergeniche e nutrizionali che potrebbe conquistare un posto importante nell’alimentazione umana.
In Italia la produzione e il consumo di latte di capra sono molto inferiori a quello del latte vaccino, il quale nel 2016 si attesta a 11,5 milioni di quintali, mentre a livello mondiale sono più numerose le persone che bevono latte di capra rispetto a quelle che consumano latte vaccino.
Sin dai tempi antichi le capre hanno avuto un ruolo fondamentale nell’alimentazione dell’uomo, non mancano infatti graffiti rupestri che illustrano la caccia alla capra prima di essere stata addomesticata. Si ritiene che l’allevamento di questi animali si sia sviluppato nel IX millennio a.C. sulle montagne dell’Iran, quindi sono da considerarsi tra gli animali domestici più antichi.
Latte e formaggio di capra erano venerati nell’antico Egitto: alcuni faraoni mettevano nelle loro camere mortuarie questi cibi insieme ai loro tesori. Il consumo di questi prodotti era diffuso anche presso greci e romani. La mitologia greca racconta che Zeus venne nutrito da Amaltea, la ninfa-capra. I cinesi infine consideravano il latte di capra un eccellente alimento per mantenere la salute e curare gola e trachea.
Il latte di capra ha un sapore “selvatico”, leggermente dolce con un retrogusto salato.
Dal latte di capra si producono formaggi freschi e semistagionati, il più famoso è la feta originario della Grecia ma ormai molto diffuso ovunque che si produce da una miscela di latte di capra e di pecora.
Negli ultimi anni, anche in Italia, è aumentato notevolmente il consumo di formaggi di capra tra cui i formaggi freschi (caprini) che vengono solitamente accompagnati da salse dolci o piccanti.
Il latte di capra è un’ottima alternativa al latte di vacca e alle bevande simili a base vegetale; soddisfa i bisogni nutrizionali di ogni età, stile di vita e stato di salute; si distingue inoltre per l’alta digeribilità dei grassi e delle proteine.
Il latte di capra, dopo quello di asina, è quello più simile al latte materno, per questo risulta ottimale per l’alimentazione dei bambini, inoltre, per la presenza di proteine a corta catena (globuline), è adatto al consumo per coloro che mostrano intolleranza al latte vaccino. Per lo stesso motivo può essere consumato anche da adulti convalescenti.
E’ più grasso del latte vaccino (4,8 g contro i 3,6 g di quello bovino per 100 ml di prodotto) ma con minore contenuto di colesterolo se confrontato sia al latte di vacca che a quello di pecora, e ha un’elevata percentuale di taurina, aminoacido che svolge un ruolo importante sull’accrescimento e sullo sviluppo cerebrale dei bambini e di cui il latte materno ne è ricco.
Inoltre contiene fosforo, calcio, riboflavina, biotina; è anche una buona fonte di acido pantotenico e vitamina D.
Molte persone tendono a produrre abbondanti secrezioni delle mucose o manifestano ripetuti episodi di infezioni all’orecchio, asma, eczema e artrite reumatoide: sovente sono persone che non tollerano il latte vaccino, talvolta senza esserne consapevoli. Sostituendo il latte vaccino con il latte di capra si possono ridurre alcuni di questi sintomi.
Il latte di capra non è un alimento allergizzante ma come il latte vaccino contiene il lattosio, lo zucchero del latte, in concentrazione più bassa (4,1% contro il 4,7%). Coloro che dimostrano reazioni avverse per intolleranza al lattosio non trovano, però, sufficienti miglioramenti sostituendo il latte vaccino con il latte di capra.