Depressione e ansia: come il nostro modo di pensare mantiene il problema
Lo sapevi che le emozioni che vivi dipendono dal modo in cui tu pensi?
Durante il mio lavoro da terapeuta, una buona parte del trattamento è mirato ad insegnare alle persone a gestire i propri pensieri.
In linea di massima procedo in questa maniera:
nel primo step aiuto il paziente a rendersi conto che sta pensando, sembra banale, ma succede che tante volte noi ci parliamo e non ce ne rendiamo conto; successivamente insegno ad individuare che tipo di pensiero ha, faccio un esempio, se una persona possiede pensieri depressivi, questi sono centrati sul senso di colpa, sull’impossibilità di vedere un futuro per sé e per gli altri, se invece uno formula pensieri ansiogeni, questi sono generalmente catastrofici. Infine, attraverso procedure specifiche, insegno al paziente a trasformare un pensiero doloroso in uno più funzionale ed equilibrato.
Lo psichiatra americano A. Beck ha individuato diversi modi di ragionare, modi che lui chiama “distorsioni cognitive”, ma che possono venire chiamati anche “virus mentali”, quest’ultimo rende meglio l’idea dell’importanza di liberarci dal modo di pensare sbagliato.
Gli errori di ragionamento si formano durante l’infanzia, in parte dai modelli educativi e in parte dall’ambiente in cui cresciamo. Questi schemi tendono a rimanere stabili, perché una volta formati, ogni evento della propria vita viene interpretato e letto in base a questi.
La differenza tra chi sviluppa problemi di ansia o di depressione e chi no, sta proprio nella sistematicità e rigidità in cui questi vengono spontaneamente utilizzati.
Vediamo quali sono gli errori di pensiero più comuni:
Saltare alle conclusioni: “lo ha fatto apposta”, “farò una pessima figura e tutti rideranno di me”, “è tutta colpa mia”. Questo errore sta nel giungere subito a delle conclusione senza considerare le cose in modo più completo.
Leggere la mente: “ce l’ha con me”, è quando diamo per scontato di sapere cosa sta pensando l’altro.
Pensare in modo “tutto o nulla”: è un modo di pensare molto rigido, dove si ritiene per esempio che un lavoro è fatto bene solo se è perfetto.
Generalizzare: questo errore avviene quando nei tuoi pensieri usi paroline come “mai”, “sempre”, “tutti”, “nessuno”. Esempio “Non mi lasciano mai fare quello che voglio”, “non me ne va mai bene una”.
Catastrofizzare: è la tendenza a sopravvalutare le probabilità di un evento spiacevole, senza che questo si sia ancora verificato.
Fare l’oracolo: “farò sicuramente una figura orribile”, “sicuramente mi dirà di no”. Si tratta della tendenza a predire con certezza un futuro che invece è ancora incerto.
Sminuire: consiste nel fare attenzione solo ad alcune parti della realtà, per esempio vedere di se stessi solo i difetti e degli altri solo i punti di forza.
Personalizzare: questo errore avviene quando si pensa di essere l’unico responsabile di un evento negativo “sono io che ho rovinato la cena”.
Il rendersi conto che si sta commettendo un errore di pensiero già aiuta a ridurre la risposta emotiva di fronte ad un evento.
Il risultato di questi ragionamenti è il provare emozioni dolorose, con la conseguenza di stare male e di rimuginare su ciò che è accaduto.
Per ulteriori informazioni:
Nicoletta Savoye
346 2203071
Riceve su appuntamento presso l’Ecoworking, 11020 Quart