La depressione: “quel vortice che ti spinge verso il basso”

Le dimensioni della gravità di questa patologia stanno aumentando notevolmente. L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che nel prossimo decennio la depressione diventerà la prima causa di disabilità al mondo,
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Pensare bene per vivere meglio

La depressione: “quel vortice che ti spinge verso il basso”. Sono queste le parole che un mio paziente ha utilizzato per farmi capire come si sentiva. Poche parole capaci di racchiudere tutto il dolore che si vive quando si ha la depressione. Invito, chi ne soffre, a non definirsi “depresso” ma persona che “soffre di depressione”. Non identifichiamoci con lei, ma accettiamo che, per svariati motivi, è presente nella nostra vita. Una compagna scomoda, ma che possiamo apprendere a conoscerla, a conviverci e infine imparare a lasciarla andare…
Le dimensioni della gravità di questa patologia stanno aumentando notevolmente. L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che nel prossimo decennio la depressione diventerà la prima causa di disabilità al mondo, rappresentando anche, una delle maggior cause di spesa sanitaria, infatti, in questi casi si ricorre spesso ai servizi sanitari, presentando disturbi fisici che non hanno una base organica, inoltre rappresenta una delle prime cause di assenza dal lavoro e di rischio suicidio anche nelle fasce di età più piccole.
Questi motivi mi hanno spinto a dedicare questo articolo a tale disturbo, in modo da aiutare le persone a riconoscere le sue manifestazioni e a capire i suoi punti cruciali e, nei casi in cui non sia presente una cerca gravità e cronicità, dei piccoli spunti per poter affrontarla al meglio.

La depressione è molto diffusa e può colpire tutti, dal bambino all’anziano. I suoi sintomi più comuni sono la perdita di interesse verso le attività che prima invece piacevano, appiattimento affettivo, senso di colpa e di fallimento, sensazione di essere indegno, sensazione di vuoto e di disperazione, difficoltà a concentrarsi e a pensare lucidamente, insonnia o sonno eccessivo, alterazioni nell’appetito, infatti la persona può mangiar di meno oppure mangiare di più, irrequietezza o lentezza nel fare le cose, ruminazione e presenza di pensieri suicidari. La persona vive come se fosse in un corpo con la batteria scarica, non lo sceglie lei di essere così, ma spesso si ritrova a criticarsi, autoaccusandosi di non avere sufficiente forza di volontà per uscirne; questo accade perché, involontariamente, le persone che le stanno accanto, per aiutarla, la spronano dandole coraggio usando espressioni del tipo “dovresti fare di più, come uscire, fare una passeggiata, chiamare un amico” … parole giuste, ma il problema è che in un corpo con depressione l’individuo è come se fosse impossibilitato a farlo.
A peggiorare il tutto è la presenza della triade negativa: io non valgo niente, tu non mi puoi aiutare, il futuro non ha speranze. Il buio più profondo. La persona è collassata e legata ad una visione pessimistica della vita, non trovando più un senso in nulla… in questi casi ridurre il tutto ad una mancanza di motivazione è come dire che puoi salvarti nuotando velocemente davanti ad uno squalo.

Depressione è dolore, ma è anche risalita, con l’aiuto giusto e un passettino alla volta, è possibile rivedere la luce e soprattutto sentire scorrere nelle vene l’emozione della speranza.
Ma perché tutto questo? Cosa accade nel cervello per sviluppare pensieri di questo tipo? Le neuroscienze possono darci una mano a comprendere l’intreccio complesso di tale patologia.
Le aree coinvolte sono 3: ippocampo, amigdala e corteccia prefrontale. Nella depressione è presente un restringimento di queste aree con relativo mal funzionamento di esse, una delle cause è l’incapacità di regolazione emotiva e la difficoltà nella rievocazione di ricordi piacevoli. L’elettroencefalogramma dimostra, inoltre, una minore attività nella parte frontale sinistra del cervello, causando la difficoltà a provare emozioni piacevoli. Al riguardo esistono dei training specifici col Neurofeedback, strumento psicofisiologico, che insegna alla persona a normalizzare l’attività elettrica del cervello.

Nelle situazioni in cui si sta affrontando un momento difficile e la situazione non si è ancora cronicizzata è necessario apportare dei piccoli cambiamenti quotidiani. Vediamone alcuni:
Dedicarsi ad attività piacevoli: consapevoli che ci troviamo impossibilitati a provare piacere, è necessario programmare nella nostra giornata la messa in atto di attività che almeno una volta amavamo. Poca roba, anche semplicemente prendersi cura di una pianta. L’obiettivo è quello di modificare lo stile di vita depressivo che si è instaurato.
– Svolgere attività fisica: sono sufficienti 10-15 minuti di movimento, non è necessaria un’attività sportiva strutturata, è stato dimostrato che l’esercizio fisico aumenta il tono dell’umore e aiuta ad ossigenare maggiormente il cervello.
Usare un dialogo costruttivo basato sulle autoistruzioni: rendersi conto di quante volte si dice in modo automatico “non ce la faccio”, “non ci riesco”, ebbene iniziare a sostituire queste frasi con altre, più pratiche e improntate all’azione, come “adesso mi alzo e faccio il giro della casa”, “adesso prendo il telefono e chiamo la mia amica”.
– Quando possibile stare in mezzo alla natura e indossare abiti colorati.
La depressione non va sottovalutata e quando i pensieri neri prendono il sopravvento e nulla sembra più avere un senso, forse è arrivato il momento di fermarsi e di chiedere aiuto.

Per ulteriori informazioni:

Nicoletta Savoye

Riceve su appuntamento in località Amerique, 9 Quart

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