Il cielo di maggio 2022
Nel mese di maggio proponiamo spettacoli al Planetario e visite guidate notturne in Osservatorio Astronomico, in programma al sabato con prenotazione online obbligatoria. Per informazioni, consultate il nostro sito web: https://www.oavda.it/
Ed ora vediamo cosa ci riserva il cielo di questo mese.
Le fasi della Luna. Primo quarto il 9 maggio, Luna piena il 16 (con l’eclisse totale, vedi qui sotto), Ultimo quarto il 22, Luna nuova il 30.
Eclisse totale di Luna. A metà maggio si verificherà un’eclisse di Luna, visibile solo in parte dall’Italia. A partire dalle 4.30 del mattino di lunedì 16, la Luna farà ingresso nel cono d’ombra proiettato dalla Terra nello spazio. Alle 5.30 circa inizierà la fase di totalità, ma la Luna a quell’ora si troverà a un’altezza di pochissimi gradi sull’orizzonte sud ovest, il fenomeno, quindi, non risulterà visibile nella sua interezza dall’Italia.
Congiunzione Venere-Giove. Nelle ultime ore della notte tra il 30 aprile e il 1° maggio si verificherà una congiunzione stretta tra Venere e Giove: i due pianeti, appariranno vicinissimi sulla volta celeste, quasi indistinguibili a occhio nudo. Lo spettacolo sarà visibile prima delle ore 5.30 a una decina di gradi sopra l’orizzonte est.
Il quartetto dei corpi del sistema solare… anzi il quintetto. A fine mese prima dell’alba (dalle 5.00 alle 5.30 circa) a una quindicina di gradi ad ovest di Venere si vedrà Giove con accanto un punto luminoso di colore rossastro (Marte) e a una trentina di gradi più in là Saturno, quindi in totale nella stessa zona di cielo saranno visibili ben quattro pianeti a cui, nei giorni dal 22 al 28, si aggiungerà la Luna.
Il massimo delle Eta Aquaridi, le “figlie” della Cometa di Halley. Le ultime ore della notte di giovedì 6 maggio saranno le più vicine al picco di attività delle Eta Aquaridi. Si tratta di uno sciame di “stelle cadenti” o meteore visibili ogni anno dal 20 aprile al 28 maggio.
Il nome deriva dalla zona del cielo da cui appaiono irradiarsi, il radiante, che per questo sciame meteorico si trova nell’Acquario, vicino alla stella Eta, una delle quattro stelle (oltre a Gamma, Zeta e Pi Aquarii) che compongono il “diamante”, una formazione geometrica al centro della costellazione che tra l’altro ci aiuta a riconoscerla (vedi l’immagine qui sopra).
Il fenomeno sarà meglio visibile nelle ultime ore della notte. Ciò che rende notevoli le Eta Aquaridi è che nasco dalle polveri della famosa cometa 1P/Halley, la prima di cui storicamente fu accertata la natura periodica.
Le costellazioni del cielo primaverile. All’inizio della notte astronomica, attorno alle 22.00 nei primi giorni di maggio possiamo ammirare verso sud l’inconfondibile sagoma del Leone che apparirà via via più bassa e spostata verso sudovest al crepuscolo con l’avanzare del mese.
Con l’arrivo del buio ad est, alta sull’orizzonte, si nota la gigante arancione Arturo che, situata alla base della grande losanga irregolare che caratterizza la costellazione di Bootes o Bovaro, brilla vistosa con la sua luce tinta di giallo-arancione.
La costellazione del mese: la Vergine. È la costellazione zodiacale più estesa di tutte. Il Sole, nel suo moto apparente lungo lo Zodiaco, passa dal vicino Leone alla Vergine il 16 settembre (tenendo conto dei confini astronomici delle costellazioni ufficiali, definiti dall’Unione Astronomica Internazionale nel 1929).
Se per gli Assiri la Vergine rappresentava una delle loro principali divinità femminili, Ishtar, la maggior parte delle culture mediterranee antiche nelle sue stelle ha voluto celebrare una figura femminile sacra legata all’agricoltura e alla fertilità, conferendole gli attributi della spiga di grano e della foglia.
Per i Greci l’attribuzione andava a Demetra e alla figlia Persefone, mentre i latini tributavano le loro invocazioni a Cerere e anche a Proserpina, sua figlia, anch’essa legata ai cicli stagionali. Il patto tra Plutone e Cerere, in seguito al rapimento di Proserpina (e la sua trasformazione nella regina degli inferi) consisteva nel liberarla in superficie solo per sei mesi all’anno, non a caso i più soleggiati e caldi: quelli che vanno dalla primavera all’autunno, i più favorevoli per la lavorazione della terra, la produzione e il raccolto del cibo.
Ecco perché la stella più luminosa della Vergine si chiama Spica, in latino “la spiga”, da cui l’appellativo spicifera, “colei che porta la spiga”, conferito alla costellazione che la ospita. Come già anticipato, per trovarla nel cielo basta prolungare la semicurva descritta dalle stelle del timone del Grande Carro fino ad Arturo e proseguire oltre fino a trovare la stella, inconfondibile grazie alla sua luminosità e al suo intenso colore azzurro.
A metà maggio alle 23.20 Spica culmina a sud passando in meridiano.
Dal punto di vista astrofisico questa stella è in realtà un sistema binario di stelle in orbita reciproca, con un periodo di poco superiore ai quattro giorni. La coppia si trova a una distanza da noi di circa 260 anni luce. In realtà, da osservazioni approfondite risultano altre tre componenti, facendo di Spica un sistema quintuplo.
In questa costellazione il riferimento all’agricoltura è presente anche nel nome di un’altra stella, Vindemiatrix (Epsilon Virginis), e qui naturalmente ci si riferisce alla coltivazione della vite. In Ovidio, Plinio, Vitruvio ed altri autori latini troviamo per questo astro l’appellativo di Vindemiator o Vindemitor.
La costellazione ospita anche M104, chiamata anche Galassia Sombrero per via della sua curiosa conformazione, con le polveri disposte attorno al nucleo che ricordano la tesa del largo cappello messicano. Dista da noi circa 30 milioni di anni luce e contiene almeno 800-1000 miliardi di stelle, da confrontare con i 300 della nostra.
Il Corvo e l’Idra. La costellazione del Corvo si staglia alla fine del filare di stelle che abbiamo delineato. La possiamo ammirare (inconfondibile con le sue quattro stelle di luminosità simile) per tutto il mese a partire dalle ore 22.00, in basso a destra rispetto a Spica.
Se il cielo da cui osserviamo non è troppo illuminato dalle luci artificiali, possiamo anche tentare di scorgere il sinuoso zig-zag, visibile fino all’orizzonte, delle stelle dell’Idra, con Alphard che risplende non molto alta sull’orizzonte sud ovest; in prima serata facilmente individuabile a sinistra della brillante stella Procione del Cane Minore. L’Idra è anche, nel mito greco, il mostruoso serpente della città di Lerna, la cui uccisione costituì una delle 12 fatiche di Ercole, la cui costellazione possiamo ammirare a mezzo cielo, verso est, attorno alla mezzanotte, a partire da questa stagione.
Verso le 22.30 la stella Vega, la principale della costellazione della Lira, è già ben osservabile a nord est: il suo intenso colore azzurro è da confrontare con quello giallo-arancio di Arturo, ma dal punto di vista della luminosità sono simili: Arturo è solo leggermente più luminosa.
A fine serata si cominciano a notare a sud est le deboli stelle della Bilancia, la costellazione zodiacale di cui parleremo il prossimo mese.
Durante tutta la serata anche i neofiti potranno riconoscere senza difficoltà l’asterismo del Grande Carro, che culmina a nord, e osservare la magnifica Orsa Maggiore… a zampe in su!
Le costellazioni che non tramontano: il Drago. Tra le due Orse (Maggiore e Minore) si snoda una costellazione molto antica, dalla forma assomigliante alla lettera S rovesciata: il Drago celeste (Draco è il suo nome ufficiale).
Ne parliamo questo mese in quanto la sua testa (un quadrilatero formato dalle stelle Beta, Gamma, Nu e Xi) è visibile via via più alto in prima serata proprio da maggio in poi.
Uno dei due “occhi” è Eltanin (o Etamin), la stella Gamma che curiosamente, pur contrassegnata dalla terza lettera dell’alfabeto greco, è la più brillante della costellazione. Si tratta di una gigante arancione a circa 150 anni luce da noi, poco distante dalla sopracitata Vega.
La stella Alfa è Thuban, e l’attribuzione della prima lettera greca si spiega probabilmente con il fatto che era la stella polare nell’anno 3000 a.C. epoca agli albori dell’astronomia in oriente. Lo sarà ancora nell’anno 23.000 d.C., come mostriamo durante gli spettacoli al Planetario di Lignan.
A cura di Paolo Recaldini