Conservazione del disastro

22 Ottobre 2020

(Questa volta le fotografie non fermano paesaggi montani ma piuttosto una parte di quello che l’avidità umana può provocare)

Arrivati a questo punto si tratta di sopravvivere. Il passato che ritorna non può essere altro che una scusa per continuare a rimanere fermi davanti allo specchio ed esaminarsi centimetro dopo centimetro. Dagli occhi alla bocca, tirandosi i capelli e piegando le ginocchia, vedere fino a dove si può arrivare abbandonando le mani alla gravità. Niente farà cambiare direzione a chi ne sta cercando una e nessuna direzione verrà incontro a chi resterà immobile.

Nessuna.

Non succede più niente e la pratica di viaggiare da casa si sta rivelando più faticosa della sua eventuale teoria. Non riesco a trovare un sottofondo musicale adeguato e l’accoppiata whisky sigaro non mi fa più innamorare come una volta. Dopo marzo ho scritto un paio di volte spronato dalla clausura e da tutto quello che leggevo, le dita erano ben collegate ai pensieri al punto da esaurirli quasi del tutto. Ho scavato a fondo e setacciato anche l’ultimo tratto di fiume. Mi sono portato dentro tutto il vuoto che mi circondava senza minimamente preoccuparmi delle conseguenze, mi sembrava così facile, così bello e travolgente. Così utile. Mi sembrava così normale avere bisogno di sputarvi in faccia considerazioni più o meno temporanee. Con quale pretesa?

Nessuna.

A guardarmi indietro mi viene il vomito pensando che quello era un momento in cui c’era spazio davvero per tutti e che in questa moltitudine tanti venivano ascoltati e presi in considerazione. Mi sono sfogato certo, ma quella sensazione di controllo d’animo è durata il tempo di un sonno profondo, e svegliarsi per andare a pisciare può fare parecchio male. La Luna era tanto vicina che potevo chiaramente vedere i suoi crateri e decidere su quale atterrare. E’ stata un’overdose continua di parole che non ho più voglia di scrivere ne tantomeno di leggere. Ma come si cancellano le azioni e chi le conduce? Speravo in un cambiamento che non fosse soltanto una conservazione del disastro. La conoscenza si porta dietro domande e apre cassetti che i miei mobili non possono più contenere e di sicuro quei pochi sogni rimasti non gli faranno mai spazio e la condivisione è diventata cosa rara. L’amicizia è ritornata come la più bella delle primavere. L’acqua è un bene prezioso e sprecarla per mantenere vive piante infestanti non aveva più senso. Altri fiori invece sono risorti nei loro colori e si sono presi uno spazio di cura e protezione, le dita di una mano bastano per contenerli tutti. La staticità non mi si conviene. Mi sono illuso, illuso che questa pausa forzata potesse caricarsi di pensieri costruttivi rispetto al domani, che potesse portare un pò di sano socialismo e mutualità, e invece siamo all’esame di maturità senza nemmeno il dizionario di italiano. Sono sempre più convinto che i passi si possano compiere da soli, uno alla volta, senza il bisogno di affidarsi agli altri, se gli altri sono questi. Nei miei incubi peggiori sono un giustiziere che se ne va in giro vestito di nero a tagliare gole, come nella più bella delle metafore vorrei togliere la voce, e la vita, a chi una sua vita non la sa apprezzare e pensa che sia giusto denigrare anche quella degli altri. Che schifo e che pena provo per certe persone e per i loro commenti prepotenti. Mi chiedo se sia giusto immaginare certe cose, se sia giusto provare disdegno condividendo parole di altri o se l’azione porterebbe risultati migliori. Mi manca il confronto fisico, mi manca alzare la voce per difendere le mie idee o abbassarla per ascoltare quelle degli altri. Ho sempre desiderato avere del tempo per me, per scrivere e leggere, e ora che è successo, andando indietro nelle mie parole mi sembra soltanto di aver svolto il compitino, la mia soddisfazione non si compie nemmeno questa volta, ma probabilmente solo la mia insoddisfazione mi tiene in piedi. E se mi rifugio nei libri cosa trovo? Destini che non si sono compiuti ed altri che hanno ceduto alla morte il loro desiderio. Per quale motivo siamo sempre stati bravissimi a trasgredire il compimento? La realizzazione del bene comune è sempre appartenuta a una persona sola, illuminata o inadatta al periodo storico, gli esempi mi circondano. E allora cos’è andato male? Perché continuo a non riuscire a sedermi al tavolo con chiunque?

“Ho aperto troppe finestre e non so da quale buttarmi
Voglio un nemico fidato, voglio guardarlo negli occhi
Ci meritiamo le stragi, altro che Alberto Sordi
Fatemi uscire di casa solo per costituirmi.”

Ministri

Nelle fotografie gli asini e pony sequestrati per maltrattamenti a Etroubles.

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