Non mi conviene guardare in alto (2 di 2)
Poi succede che ad un certo punto divento l’ospite indesiderato di casa mia e per caso nasce un legame con un mio simile che non ho la libertà di condividere. Una situazione talmente assurda che nemmeno ci credo, tipo quando la ragazza più carina della scuola ti saluta, ti parla e poi decide di uscire con te. Esattamente così ma con in mezzo decisioni e direzioni già prese. E allora come mi muovo? Cosa faccio? Qui non c’è un videoregistratore pronto a riavvolgere il nastro, non ci sono porte da chiudere per non far sentire ai tuoi quello che le stai dicendo, c’è tutta una vita sbattuta su uno schermo pronta ad essere giudicata, c’è la paura di essere visti e quella di poterci cadere come con la religione. Mi sto sforzando di farmi i cazzi miei ma sembra che più non batto ciglio più attiro étoiles della Scala, ma anche meno, però ecco il discorso è questo, che se ti muovi rischi di spaventare, ma se stai fermo invece diventi passivo come un ombrello in una giornata di pioggia. Che rottura di coglioni la libertà, che splendida utopia la libertà, che tanto, mai, nessuno di noi potrà assaporare in pieno, se non per qualche definito momento che si è già spostato.
(Intervento esterno
-sarai tu a dimenticarlo, io ho il telefono pieno di fotografie, ne scatto di continuo e faccio anche i video in diretta, così è proprio impossibile dimenticare. Non sai quante fotografie ho di queste festività, pranzi, aperitivi e cene con amici, che periodo bellissimo, guarda, c’è anche la modalità ritratto in notturna.
Fine dell’intervento esterno).
Quanto suona male “il telefono pieno di fotografie”? Poverini, tutta questa comodità li sta uccidendo, piano piano, un selfie alla volta, riempiendo memorie digitali e svuotando quelle sensoriali. Come se quella frenetica danza di immagini fosse veramente per loro. E comunque a me le festività natalizie mettono su una tristezza da 17 luglio 1994.
Prima che lo cerchiate su Google, se mai la vostra curiosità vi bussasse alle tempie, quel giorno Roberto Baggio sbagliò il rigore contro il Brasile. Aveva vinto il Pallone d’Oro nel 1993.
Era il calciatore più forte del mondo.
Quello per me è stato l’errore più romantico del mondo, un biglietto di sola andata per la storia. Quel 17 luglio ha pianto una nazione intera e se non lo ha fatto, bè cazzo ha perso un’occasione unica per dimostrare compassione perchè quasi tutti si ricordano della felicità, ma non c’è nulla di più sincero di un pianto, eppure sembra così vergognoso esternare la delusione. Che peccato, che gran peccato gettare tutte le aspettative in preda alla felicità.
Che si fotta la felicità, e voi fatevi un viaggio nelle lacrime ogni tanto, e andate a riguardarvi quel rigore.