Sono fuggiti da casa per colpa della guerra quasi due anni fa, lasciando lavoro e famiglia, e ora rischiano di trovarsi di nuovo in mezzo alla strada. Per gli otto ragazzi africani ospitati presso l’Abri Monsieur Vincent, la casa di accoglienza di Viale Gran San Bernardo gestita dalla Caritas, l’avvicinarsi delle feste non porta speranza ma preoccupazione.
Il Piano per la gestione dell’accoglienza dei migranti provenienti dal Nord Africa, attivato in seguito alla Rivoluzione dei Gelsomini in Tunisia, culminata poi nella cosiddetta Primavera Araba, è in scadenza il 31 dicembre 2012. In Italia l’esecuzione del piano era stata affidata dalla Protezione Civile alle sezioni regionali portando la Valle d’Aosta a ospitare 20 persone provenienti dalla Libia. Oggi le certezze dei migranti ma anche degli addetti alle strutture ospitanti e delle istituzioni, sono poche.
“Molti di noi vivevano e lavoravano in Libia, anche da anni”, spiega Kennedy, nigeriano, mettendo subito a fuoco il problema. “Poi la guerra ha cambiato tutto. Noi siamo qui dentro dall’agosto 2011 e ora che il piano sta per scadere non sappiamo cosa ci succederà”. Gli fa eco Salifu, ghanese: ”Ho vissuto in Libia per sei anni, lì c’era lavoro e ce n’era anche tanto. Ora siamo qui e tutti i giorni proviamo a cercare lavoro ma è impossibile. In un anno e mezzo però nessuno di noi ha ancora trovato niente”.
I ragazzi hanno un sussidio economico di 75 euro mensili erogati dalla Protezione Civile, ma il problema più pressante è proprio quello lavorativo. Issah, anche lui ghanese, racconta che “Per salvarci la vita dalla guerra abbiamo perso tutto. Qui ci hanno accolti e sono gentili, ma a me non interessano sussidi economici o aiuti, io vorrei solo lavorare per ricostruire qualcosa che somigli ad una vita vera”. L’aria dell’Abri è quella gelida dell’insicurezza: “Dopo il 31 dicembre saremo in mezzo ad una strada? Non lo so”, chiude Kennedy.
Sulla scadenza della gestione commissariale è più cauta invece la posizione di Don Aldo Armellin, direttore della Caritas di Aosta che gestisce l’Abri: “Si sta ventilando l’ipotesi di una proroga del permesso di soggiorno per un anno, di modo che questi ragazzi possano cercarsi una sistemazione e un lavoro, sempre col sussidio economico della Protezione Civile. Purtroppo però non c’è ancora niente di ufficiale o di definito e siamo ancora in attesa di risposte”.