E’ polemica sulla morte di un 61enne per infarto. La sorella scrive a Repubblica. L’USL risponde.

Il 31 luglio un 61enne colto da infarto a Pont Saint Martin è morto all'Ospedale di Aosta nonostante l'intervento del 118 valdostano. La sorella in una lettera a Repubblica polemizza sulle tempistiche e chiede 'perché non è intervenuto il 118 di Ivrea?'
l'ambulanza dei volontari del soccorso di chatillon
Cronaca
“Morire ad Aosta di regionalismo sanitario”. È il titolo della lettera inviata al quotidiano “La Repubblica” e pubblicata martedì 19 agosto, scritta dalla sorella dell’uomo di 61anni che lunedì 31 luglio è morto per un infarto ad Aosta dopo essere stato soccorso dal 118 valdostano. La polemica è concentrata sulle tempistiche dell’intervento. Per la donna, infatti, sarebbe stato opportuno portare il fratello ad Ivrea, perché più vicina a Pont-Saint-Martin. L’uomo, invece è stato portato d’urgenza all’Ospedale Parini di Aosta. A spiegare i motivi e la procedura dell’intervento è la stessa USL valdostana che ha inviato una lettera alla redazione di “Repubblica” per dare risposta ai dubbi e alle perplessità emerse dalla vicenda.
La lettera comparsa su "Repubblica" – Morire ad Aosta di regionalismo sanitario”
Il 31 luglio scorso, mio fratello di 61 anni, rientrando nella sua abitazione a Pont Saint Martin, in Val d' Aosta, è stato colto da un grave malore. La moglie ha chiamato immediatamente il 118, spiegando con chiarezza la gravità della situazione. Ha contattato anche il medico di base nella speranza che questi potesse fare qualcosa. Purtroppo non è andata come speravamo. Il medico di base era impegnato in un altro intervento urgente e non poteva essere sul posto in meno di un' ora. L' ambulanza, proveniente da Aosta, ha impiegato ben 45 lunghi minuti per giungere. All' arrivo dei soccorsi, mio fratello era ancora vivo ma è deceduto nel pomeriggio all' ospedale di Aosta. I sanitari hanno asserito di aver fatto tutto il possibile e non abbiamo elemento alcuno per dubitare della loro sincerità e professionalità. Ma non è questo il problema. Il problema è capire perché, a seguito della chiamata al 118, l' ambulanza è venuta da Aosta: la distanza Pont Saint Martin-Aosta è di circa 50 Km, mentre a soli 20 Km c' è Ivrea, nota cittadina piemontese. Anche ad Ivrea c' è un pronto soccorso. Forse il 118 poteva inviare l' ambulanza da Ivrea anziché da Aosta. Forse l' equipe medica che ha soccorso mio fratello, constatata la gravità delle sue condizioni, poteva raggiungere Ivrea anziché Aosta. Non so quali siano i criteri di smistamento delle chiamate al 118. Non so se esitano regole di intervento su base regionale. Non so se il fatto che Pont Saint Martin sia comune della Regione autonoma Val d' Aosta mentre Ivrea sia un comune piemontese abbia influito sulla scelta del pronto soccorso. Non so se poteva essere fatto veramente qualcosa per salvare la vita di mio fratello”.

L’Azienda USL della Valle d’Aosta, nei contenuti della nota inviata al quotidiano Repubblica, dell’esprimere il più sincero cordoglio per la grave perdita, spiega la dinamica dell’intervento e le scelte adottate nel caso specifico:
Alla Centrale Operativa 118 – si legge – è giunta una prima chiamata per un intervento urgente (codice rosso) in località Perloz, sulla quale è stata inviata l’ambulanza 322 di Donnas con infermiere a bordo. Mentre si stava processando detta chiamata, è giunta una chiamata da Pont Saint Martin per dolore toracico (codice rosso, ora della registrazione dell’evento in centrale Operativa: 13.47). L’infermiere della Centrale Operativa 118 ha disposto l’invio dell’ambulanza 355 medicalizzata di Chatillon, che aveva appena terminato un servizio e si trovava in partenza dal Pronto Soccorso di Aosta. L’ambulanza 355 ha raggiunto il paziente, stando agli orari registrati sulla scheda della Centrale Operativa 118, dopo 26 minuti (invio del mezzo ore 13.53; arrivo sul luogo ore 14.19). Il paziente è stato stabilizzato per quanto possibile (tempo di stabilizzazione dalle 14.19 alle 14.51), riconoscendo correttamente il problema cardiaco urgente e procedendo poi al suo trasferimento presso il Pronto Soccorso dell’ospedale di Aosta (carico del paziente 14.51; arrivo in pronto Soccorso 15.21). All’arrivo in Pronto Soccorso il paziente è stato preso in carico da una équipe multidisciplinare (medico d’urgenza, cardiologo, rianimatore), ma purtroppo è andato in arresto cardiaco irreversibile conseguente ad infarto cardiaco esteso”.

 
L’azienda USL precisa inoltre che “In Centrale Operativa 118 di Aosta si ricorre alla richiesta di risorse fuori Valle (Piemonte) solo in caso di esaurimento delle risorse interne (e non era questo il caso), così come d’altra parte fa la Centrale Operativa 118 del Piemonte in analoga situazione sul territorio piemontese. La chiamata di un mezzo proveniente dal Piemonte non presuppone una risposta immediata, poiché l’eventuale disponibilità del mezzo stesso viene vagliata dalla Centrale Operativa di Torino in relazione alla situazione della Provincia di Torino, e presuppone un’autorizzazione da parte del medico della Centrale Operativa piemontese: tutto ciò comporta dei tempi di intervento in genere ben superiori alla mezz’ora. La scelta di trasportare il paziente ad Aosta anziché ad Ivrea è frutto comunque di un’azione di triage, che indica di trasferire il paziente nell’ospedale adeguato più vicino, che non necessariamente è l’ospedale chilometricamente più prossimo. Nel caso in questione, qualora ci fosse stata l’indicazione ad un intervento di angioplastica primaria (e in questo caso, purtroppo, l’indicazione non c’era, ma lo si è potuto accertare solo in ambiente ospedaliero), la procedura poteva essere fatta celermente ad Aosta, mentre ad Ivrea avrebbe comportato un ulteriore trasferimento a Torino. A titolo di esempio, la stessa cosa sarebbe successa se si fosse trattato di un problema intracranico acuto (trauma, emorragia): il trasferimento ad Aosta, dove c’è la Neurochirurgia, anche se chilometricamente più lungo, avrebbe comportato indubbi vantaggi al paziente, perché il raggiungimento di Ivrea, più vicina, avrebbe comunque determinato un successivo trasferimento a Torino, con un maggior intervallo totale tra evento e trattamento”.

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