Secondo le indagini dei Carabinieri, consumati i rapporti per cui i clienti la pagavano, li minacciava per ottenere dell’altro denaro. Un “espediente” che, a quanto ricostruito dai militari, le permetteva di ottenere fino a cinquecento euro e che aveva ripetuto dodici volte, nel periodo tra ottobre e novembre 2016. Per quegli episodi, al termine del processo conclusosi oggi, mercoledì 27 giugno, dinanzi al Tribunale di Aosta in composizione collegiale, Dounia Lalami, 49enne di origini marocchine, è stata condannata a sei anni, cinque mesi e quindici giorni di carcere per estorsione. La sentenza include, inoltre, una multa da 6.100 euro.
Per un’imputazione di violazione di domicilio, la donna, difesa dall’avvocato Marco Bich, è invece stata assolta “perché il fatto non costituisce reato”. L’inchiesta, coordinata dal pubblico ministero Carlo Introvigne, era stata condotta dal Nucleo Operativo Radiomobile della Compagnia di Châtillon/Saint-Vincent dell’Arma. Ne era emerso che Lalami compiva gesti quali sottrarre le chiavi delle vetture dei clienti, che poi venivano restituite dietro il pagamento di una somma “extra”, o chiudere i partner di turno nell’alloggio della media valle in cui li riceveva, sostenendo che avrebbe chiamato i Carabinieri se non le avessero consegnato altri soldi. Intimiditi dalla possibilità che emergesse la frequentazione di una prostituta, spesso gli uomini accondiscendevano.
Alcuni di loro sono stati sentiti quali testimoni all’udienza di oggi, svoltasi a porte chiuse. Dounia Lalami era stata arrestata dalla Polizia marittima a Genova, dopo essere tornata in nave dal suo Paese di origine e messa ai “domiciliari” a Saint-Vincent. Successivamente, però, è evasa, rendendosi irreperibile.