Mentre sono in corso gli incontri tra una delegazione di Brusson e l’assessorato allo sport, per valutare se il comune della bassa valle possa essere in grado di raccogliere il testimone che Cogne sembrerebbe ormai cedere quasi sicuramente, il senso di disorientamento per la situazione della tappa valdostana di Coppa del Mondo di sci di fondo non si spegne.
Una tappa tanto sognata ed ufficializzata quasi un anno fa che ora, per motivi economici e di ritardi nell’organizzazione, rischia di saltare portandosi dietro buona parte della credibilità non solo di Cogne, ma di tutta la Valle d’Aosta di fronte alla Federazione Internazionale. “Tra qualche settimana bisogna presentare la gara a Seefeld, dove si terranno i Mondiali. Nonostante si sappia di questa gara da settembre 2017, io ho partecipato a qualche riunione ma sono stato coinvolto solamente il 17 luglio 2018. Mi è stato chiesto di fare il presidente del comitato organizzatore con un budget di 200-250 mila euro, e di provare a portare i miei sponsor, ma era decisamente troppo tardi”. Così Marco Albarello, campione olimpico, spiega la sua rinuncia. “Io se devo fare una casa verifico prima di avere i soldi, altrimenti non la faccio. In quanto presidente avrei dovuto firmare un disavanzo di 250-280 mila euro senza avere certezze di ripianarlo. Probabilmente pensavano di riuscire a fare tutto da soli e si sono ricordati di me solo quando erano con l’acqua alla gola, mi è sembrata una soluzione di comodo per tirarsi fuori dai guai. Non è un discorso solo riferito a me, è una cosa più generale: avrebbero subito dovuto fare un comitato organizzatore con presidente, segretario e commercialista, senza arrivare a luglio 2018 per farlo, e poi inserire i tecnici. Io mi considero una persona tecnica, non un presidente”.
La caratura internazionale di un personaggio come Albarello avrebbe potuto dare una spinta in più, ma il problema principale rimane la partenza troppo ritardata della fase più “concreta”. “Ho portato diverse tappe di Coppa del Mondo e Coppa Europa, anche se ormai sono più di dieci anni che sono fuori dal giro. Però non sono abituato a lavorare in questo modo: ci vuole un business plan, bisogna dare qualcosa agli sponsor”, prosegue Albarello. “Così sembra di vedere dei dilettanti allo sbaraglio [definizione che anche sui social va per la maggiore, nda], rischia di essere un brutto colpo per l’immagine ed il prestigio della nostra regione. Una tappa del genere sa tanto di spot elettorale, mentre quello di cui la Valle d’Aosta ha bisogno è di un prodotto continuativo. È un’idea che io e Luciano Caveri abbiamo da quindici anni: un comitato grandi eventi, magari costituito con legge regionale ma che deve autofinanziarsi, come succede ad esempio in Val di Fiemme o in Tirolo, dove ci saranno i mondiali di mountain bike e di sci di fondo organizzati dallo stesso ente. C’è necessità di coordinarsi e portare avanti contatti con tutte le federazioni sportive internazionali di modo che ci sia la garanzia di almeno un grande evento sportivo ogni anno per almeno tre, cinque, dieci anni, così gli sponsor si fidelizzano e si evitano i contributi regionali a pioggia per qualsiasi manifestazione”.
Sulla possibilità di affidare la tappa a Brusson, Albarello non si sbilancia: “Se i soldi regionali mancavano prima, dubito che li si trovino adesso, per di più forse ci sono anche dei lavori da fare sulla pista. Però magari a Brusson hanno qualche esponente in grado di portare sponsor che possano coprire le spese. Io coi miei sponsor non faccio più in tempo, ma se loro ci riescono ben venga. Domani viene Roda: ecco, se la FISI rinunciasse alla propria percentuale di diritti televisivi e li lasciasse a Cogne o Brusson sarebbe un bel passo”.