È stato lo sciogliersi delle nevi a restituire, lo scorso 11 settembre, alcuni resti umani e di equipaggiamenti da alpinismo. Il ritrovamento è avvenuto, ai piedi della parete est del Cervino, sul versante svizzero della montagna, da parte di un soccorritore di Zermatt.
Oggi, lunedì 1 ottobre, la Polizia cantonale del Vallese fa sapere che, grazie alle analisi del Dna prelevato dalle ossa ritrovate, una risposta sulla loro provenienza è stata trovata. Attrezzatura e frammenti ossei appartengono ad un alpinista giapponese che, il 23 luglio 2014, aveva intrapreso in solitaria l’ascensione ai 4.478 metri della Gran Becca.
“Non avendo mai fatto rientro”, spiegano dal comando di Sion, “l’uomo (che all’epoca aveva 40 anni, ndr.) era stato considerato disperso”. Fino a pochi giorni fa, quando le temperature elevate hanno agevolato il ritorno in superficie di quanto conservato gelosamente dalla coltre nevosa per oltre quattro anni.