Sembravano essersi esauriti con le maxi condanne dello scorso 6 giugno gli effetti processuali dell’operazione “Ilium” della Guardia di finanza, su un impressionante traffico di cocaina tra l’Italia e l’Olanda, avviata indagando su un residente in Valle. Una “coda” di quel processo, tuttavia, si è vista nella mattinata di oggi, venerdì 25 gennaio, al Tribunale di Aosta, con il giudice monocratico Marco Tornatore ad infliggere 7 anni di carcere e 40mila euro di multa al 41enne albanese Gentiam Meta, per detenzione illecita di sostanze stupefacenti.
L’accusa era mossa in concorso con il fratello Enver Meta (che ha già patteggiato in passato), fermato dai finanzieri al Traforo del Monte Bianco al ritorno da un viaggio in Belgio, tra il 2 e il 3 dicembre 2012, e trovato con due chili di “neve” nel vano posteriore dell’auto. Secondo gli inquirenti, Gentiam sarebbe stato il “fornitore” incontrato nel paese estero. Una convinzione legata anche al fatto che nelle indagini era emersa, in almeno due occasioni, la sua presenza in Italia. Circostanze in cui, tra il 41enne e l’organizzazione sgominata dalle “Fiamme gialle”, sarebbe nato l’accordo per procacciare la droga scoperta nell’auto del parente.
“Vi sono elementi per dire che la persona con cui Enver interloquisce nei giorni prima del viaggio è Gentian”, ha spiegato in aula il pm Luca Ceccanti, chiedendo una condanna ad 8 anni di reclusione e 30mila euro di multa. In una telefonata intercettata, “si fa riferimento al ‘fratello’” ed in un’altra conversazione si sente il nome “Gent”. Aspetti “decisivi” per concludere che colui “che ha organizzato il trasporto di cocaina e che ha gestito l’operazione fosse proprio” l’imputato del processo odierno.
Di avviso opposto il difensore di Meta. “Abbiamo un processo, per una persona non identificata, che si presume essere il fratello, perché in una telefonata si parla di ‘Gent’. – ha detto l’avvocato nella sua arringa – Chiedo al giudice se sia sufficiente per chiedere otto anni di carcere”. Inoltre: “Non è possibile che io chiami qualcuno fratello? Allora i massoni dovrebbero essere tutti condannati!”. “Gli elementi di prova non ci sono – ha terminato il legale – e quindi si deve pervenire ad un’assoluzione”. Conclusione che il giudice Tornatore non ha condiviso.
