Il fuoco, il tabacco e tutte quelle cose che mi sono dimenticato di portare in bivacco.
Il cavatappi, un pezzo di formaggio e qualche candela in più.
Che poi si può vivere anche senza, e grazie al cazzo mi dirai tu.
Tu, che forse la loro presenza in un posto del genere non l’hai mai provata, tu, che leggi queste parole anche un pò presuntuose forse, hai mai provato la presenza invece dell’assenza?
La presenza del fuoco in montagna.
Il fuoco ormai ce lo portiamo a spasso, lo dimentichiamo nei tavolini dei bar, lo usiamo per attacar bottone.
Il fuoco da voce al tabacco e spazio agli ambienti.
Il fuoco è l’ultimo baluardo della democrazia, è una puttana che va con tutti, se ne frega di razze, religioni e orientamenti sessuali.
Il fuoco abbraccia il male, ma è il male che genera il fuoco e lui, purtroppo, non può far altro che dargli una forma, una visione, non può far altro che accendersi, alimentarsi, e allora tutti a giudicarlo, a provare a spegnerlo, lui che forse voleva soltanto essere una scintilla, che non voleva crescere, che non voleva essere spento.
Il fuoco io non vorrei spegnerlo mai, il mio fuoco, anche quando mi fa male, quando brucia da impazzire, vorrei tenerlo lì come se fosse la cosa più cara che ho, come in effetti è. Ed il suo sviluppo mi tiene vivo, mi affascina come una bella donna che va in bicicletta illuminata dalla luce di un caldo tramonto, il fuoco ha quella bellezza lì, ti tiene attaccato a lui, ti rassicura e cresce, cresce finché non ti viene voglia di fermarla quella bellissima donna in bicicletta e chiederle se le va di bersi un bicchiere di vino con te. E rimane anche se ti dice di no, che magari non le piace il vino e preferirebbe un pastis, rimane nonostante la negazione, rimane nel gesto e nella malinconia della risposta. Rimane lì per te, che in quel momento sei stato vivo come non mai e tutto il resto ti girava intorno, come in un perfetto sistema eliocentrico, come se fossi la conferma naturale del modello cosmologico di Keplero.
Se invece ti dice di sì assicurati di avere un paio di occhiali da sole con te, che la notte è lunga, ma l’alba ti viene addosso come il più violento degli orgasmi.
Ho scritto del fuoco durante la sua assenza, qui invece, in queste fotografie, era ben presente, nessuno di noi aveva premeditato di farlo ma quella notte era troppo bella per lasciarla così, le stelle e i pianeti ad un certo punto non ci bastavano più, volevamo una luce naturale che fosse lì, vicino a noi, che ci prendesse per mano e ci portasse a dormire, lassù, al bivacco Chentre Bionaz, durante un’anonima giornata di ottobre.