“A noi i napoletani non piacciono e le partite del Napoli non le facciamo vedere”. Queste, secondo un turista 48enne di origini casertane, le parole che il gestore del bar delle Guide di Courmayeur gli avrebbe rivolto la sera dello scorso 26 gennaio, dopo che era entrato nel locale per chiedere se fosse in programma la visione dell’incontro di calcio tra la squadra partenopea e il Milan. Frase per la quale era stata sporta denuncia in febbraio e che, per quanto emerso dalle indagini, non conduce la Procura di Aosta a ravvisare reati penali. Del fascicolo è stata chiesta quindi, al Giudice di pace in funzione di Gip, l’archiviazione.
L’inchiesta è stata affidata – a seguito della riorganizzazione degli uffici inquirenti voluta dal procuratore capo Paolo Fortuna – al viceprocuratore onorario Sara Pezzetto, che ha coordinato gli accertamenti dell’aliquota dei Carabinieri della Sezione di polizia giudiziaria. Dopo essersi sentito rispondere in quel modo, il turista ha accompagnato i figli (presenti all’inizio dell’episodio) all’esterno del bar ed è rientrato. Per sentirsi, però, ribadire il concetto, con l’aggiunta che “non gli piacevano i napoletani perché sono tutti ladri, perché quando ci sono dei napoletani nel locale fanno sempre casino e spesso rubano i soldi dalla cassa”.
Dopodiché, la conclusione perentoria: “il locale è mio e nel mio locale i napoletani non li voglio”. Le indagini erano state avviate per diffamazione, ma tale ipotesi non può sussistere perché – è la valutazione della Procura – “per la sua integrazione richiede necessariamente l’assenza dell’offeso”, che risultava invece presente. Le parole riferite dal denunciante concretizzerebbero un’ingiuria, ma si tratta di reato “ormai depenalizzato”, per il quale la parte lesa “potrà trovare tutela rivolgendosi al giudice civile”.
Nell’approfondire i fatti, gli inquirenti hanno provato a risalire alle generalità degli altri avventori che affollavano il bar, ma non è stato possibile, perché tutti di nazionalità estera. Tra l’altro, erano presenti per guardare un match di rugby del torneo “VI Nazioni”, che il gestore aveva deciso di diffondere nel bar a seguito delle loro richieste. La Procura ha anche valutato eventuali ulteriori profili di responsabilità, nell’ambito dei delitti contro l’eguaglianza, concludendo tuttavia che “neppure si configurano più gravi reati”, posto che “occorre sempre contestualizzare i fatti”.
Per la Cassazione, infatti, “‘l’odio razziale o etnico‘ è integrato non da qualsiasi sentimento di generica antipatia, insofferenza o rifiuto riconducibile a motivazioni attinenti alla razza, alla nazionalità o alla religione, ma solo da un sentimento idoneo a determinare il concreto pericolo di comportamenti discriminatori”. Sarà ora il giudice di pace a dover decidere se sposare queste conclusioni, archiviando il fascicolo, o se ritrasmetterlo alla Procura, per un ulteriore sviluppo investigativo. Nel frattempo, al turista resta la possibilità della causa civile. In quella sede, la serata in cui gli venne negato di assistere allo 0-0 tra Milan e Napoli, nella ventunesima giornata di serie A, potrebbe finire diversamente.