“Anche con le canzoni si può parlare. Mi dicono “pensa a cantare”, e io canto”. Al Teatro romano, per la prima di Aosta Classica, Fiorella Mannoia per oltre due ore ha acceso “luci e canzoni, per continuare a sperare”, proprio come la “Penelope” che Ivano Fossati ha disegnato con note e parole per il suo ultimo album “Personale”.
Del disco, che dà il nome anche al suo tour, è tratto anche “Il peso del coraggio”, brano con cui Fiorella sale sul palco, nel silenzio di un teatro sold out. Una canzone potente ed emozionante, che parla di dignità umana, di rispetto ma anche del coraggio di assumersi la responsabilità delle proprie scelte. Anche e soprattutto in questo momento storico, che Mannoia racconta con “Povera Patria” di Franco Battiato.
Fra un brano e l’altro la cantante si ferma per sottolineare i messaggi, fra i tanti quello più caro a Mannoia, contro la violenza sulle donne. “Io una risposta non me la sono saputa dare, perché non andiamo via? Perché noi donne restiamo nonostante le violenze, nonostante gli abusi? Cosa ci porta a restare lì? Forse vediamo nel nostro compagno una debolezza, e noi con questo istinto materno, malato, pensiamo di poterlo cambiare? Io questo non lo so, ma so che di questo dovete parlare alle vostre figlie femmine, insegnando loro ad alzare la testa e a non soccombere, e ai figli maschi, insegniamo che le loro compagne di scuola non sono dei motorini da possedere ma degli esseri umani”. Da “Carillon” a “Nessuna conseguenza“, la riflessione lanciata nell’aria arriva dritta al cuore come una lama.
Le emozioni esplodono con “Riparare“, la madre che parla al figlio: “copriti che ti si vede troppo il cuore, la strada mia è diversa e non ti posso accompagnare”. E’ il momento del fuori programma: due ragazze portano sul palco, invitate dalla cantante, uno striscione: “Il tuo cuore lo sentiamo come fossimo figlie tue”.
Nella serata aostana c’è spazio però anche per momenti più leggeri, come quando celebra Fred Buscaglione – “la prima vera rock star di questo paese” – con “Eri piccola così”.
Fiorella Mannoia canta, incanta, commuove, balla e alla fine il pubblico, spinto dal ritmo coinvolgente di “Siamo ancora qui“, non resiste più e si accalca sotto il palco. E’ il momento dei saluti, con la speranza che sia un arrivederci, cantando a squarciagola “Quello che le donne non dicono” e “Il cielo d’Irlanda“.