Ricoverato ad Aosta l’alpinista vittima di un incidente sul Karakorum

Francesco Cassardo dopo l'incidente dello scorso 20 luglio durante una discesa con gli sci sul monte Gasherbrum VII è giunto ieri pomeriggio all’ospedale “Umberto Parini”.
L'ospedale regionale Umberto Parini
Cronaca

Francesco Cassardo, l’alpinista torinese vittima di incidente lo scorso 20 luglio durante una discesa con gli sci sul monte Gasherbrum VII, nella catena del Karakorum, in Pakistan, dopo essere stato soccorso e portato all’ospedale di Skardu e successivamente a quello di Islamabad, è giunto ieri pomeriggio all’ospedale “Umberto Parini” di Aosta.

Il paziente è stato preso in carico da una equipe del Centro di medicina di montagna dell’ospedale valdostano, composta da esperti nelle patologie della montagna: un chirurgo vascolare, un neurologo e un anestesista rianimatore.

“Oltre a diverse traumi, il paziente presenta congelamenti dovuti alla lunga permanenza in alta quota e alle temperature basse – spiega il dottor Davide Piccolo, medico chirurgo della reparto di Chirurgia vascolare, endovascolare e angiologica dell’ospedale Parini di Aosta – Le condizioni cliniche sono in fase di valutazione e in base agli esiti della fase diagnostica sarà programmata una serie di azioni e di interventi per ridurre i traumi e l’entità della patologia da congelamento, che in prima analisi sembra rappresentare la situazione che richiede maggiore attenzione. Nelle prossime ore avremo un quadro clinico più dettagliato”.

“Il Centro di medicina di montagna dell’Usl Valle d’Aosta è punto di riferimento nazionale per le patologie degli sport e delle attività di montagna – dice il dottor Guido Giardini, direttore della struttura di Neurologia e Stroke unit dell’ospedale di Aosta – come le malattie d’alta quota, i congelamenti, i traumi. Si tratta di una struttura attiva dal 2007, in cui operano diverse professionalità organizzate in equipe multidisciplinari. I pazienti del Centro di Medicina di montagna arrivano principalmente dall’Italia e dalla Francia ma abbiamo trattato casi provenienti da altre realtà europee. Siamo sempre in contatto con il centro di Chamonix, con il quale collaboriamo assiduamente, e con gli ospedali di tutto l’Arco alpino”.

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