Ghiacciaio di Planpincieux a rischio, ma “non sta venendo giù il Monte Bianco”

All'incontro con i residenti, il sindaco di Courmayeur ed i tecnici regionali e della fondazione “Montagna Sicura”, buttano acqua sul fuoco: “misure preventive”, legate ad un “rischio reale”, ma che interessano “una porzione definita” di territorio.
Incontro Courmayeur
Cronaca

“Oggi, persino Radio Maria ha parlato del ghiacciaio”. Lo dice, senza nascondere un pizzico di esasperazione, un abitante di Courmayeur. Uno della quarantina di intervenuti all’incontro convocato nel tardo pomeriggio in Municipio per fare luce su quello che – da oltre ventiquattrore, da quando è stata emanata l’ordinanza che chiude la strada della Val Ferret, per il rischio che 250mila metri cubi di ghiaccio possano staccarsi – è diventato il “caso Planpincieux”. Il sindaco Stefano Miserocchi non si nasconde e spiega: “Non sta venendo giù il Monte Bianco. C’è un fenomeno glaciologico, con precise conseguenze”.

Il primo cittadino spiega che il provvedimento è stato assunto perché “ci è stato notificato il rischio reale, concreto” che la massa ghiacciata possa “cadere a valle”. Le misure adottate sono “preventive, su un territorio montano-alpino che va messo in sicurezza” e “non riguardano gli abitanti di Planpincieux, ma una porzione definita” di territorio. La difficoltà è nel fatto che, “per ora, sono impossibili le previsioni. Stiamo cercando di ridurre i disguidi, ma la sicurezza viene prima di tutto e dobbiamo garantire l’incolumità pubblica”.

Gli fa eco l’assessore regionale alle opere pubbliche, Stefano Borrello. “Si parla di un ghiacciaio. Se crollasse sarebbe normale, succede in tutto il mondo. Bisogna capire i rischi se ciò succedesse e da qui parte l’attività del Sindaco, con la definizione di un piano comunale”, dice. Tuttavia, “Courmayeur è sicura, il turismo va avanti. Non ci sono motivi di rendere drastica la notizia. Le amministrazioni debbono tutelare i cittadini e il Sindaco lo sta facendo”. Peraltro, “la Regione monitora i ghiacciai proprio per andare a ridurre gli impatti del cambiamento climatico, perché la montagna noi la amiamo”.

L’allerta scattata nasce proprio da quei monitoraggi, svolti su incarico dell’amministrazione regionale dalla fondazione “Montagna Sicura”. “La Valle d’Aosta è la prima regione ad essersi occupata dei ghiacciai”, procedendo a monitorarli, sottolinea il direttore Jean-Pierre Fosson. Dicendo di Planpincieux, “nel tempo, nei mesi di settembre-ottobre, abbiamo assistito a fenomeni di crollo. L’anno scorso arrivati anche a 50mila metri cubi, ma mai con l’interessamento della strada”. Quest’anno, due parametri si sono rivelati molto diversi, cioè “il volume elevato della massa” e “la velocità di scorrimento”. Lo “abbiamo segnalato” e la difficoltà è che, al momento, “non si possono fare previsioni sulle evoluzioni”.

Da domani, però, il livello di controllo del ghiacciaio verrà irrobustito, con l’installazione di un sistema radar. Una tecnologia destinata ad integrare il sistema di monitoraggio in essere dal 2012 (basato essenzialmente su “webcam”), che – come ha spiegato Davide Bertolo, dirigente del servizio geologico regionale – “ci permetterà di capire bene il fenomeno e di fare previsioni più attendibili”, con un “impatto sulle misure di protezione civile”. Il riferimento è al fatto che, se gli scenari evidenziassero una diminuzione, ha puntualizzato Miserocchi, “attenueremo le misure”.

In termini complessivi, gli scenari sul tappeto sono tre. Li tratteggia un tecnico regionale. Il primo è “il collasso, in un’unica situazione del volume di ghiaccio”. Nel secondo, invece, siccome il ghiacciaio si trova su un gradino di roccia, “avanzando poco a poco possono esserci dei crolli parziali”, che lo “alleggerirebbero gradualmente fino ad entrare in una dimensione non più critica per il fondo valle”. In ultima ipotesi, l’abbassamento delle temperature con l’arrivo dell’inverno (nel caso di una stagione non anomala, dal punto di vista del calore), favorirebbe il consolidamento dei ghiacci, facendo “rientrare il rischio” per quest’anno.

Insomma, potrebbe anche non verificarsi alcun distacco e “in ognuno di questi tre casi il ghiacciaio ha un’evoluzione”, con tempi per capirla che “non appaiono lunghi”. Spiegazioni che non sollevano reazioni particolarmente inquiete nei residenti presenti. Una donna chiede al Sindaco se rischia di ripetersi la stessa situazione della colata di detriti dello scorso agosto, che causò la morte di due persone. Lui risponde che “quello era un debris flow, in questo caso parliamo di blocchi di ghiaccio, fenomeni diversi”. Un altro residente incalza, “quindi non ci sono sacche d’acqua?”.

Tocca al geologo di “Montagna Sicura” Fabrizio Troilo togliere questa castagna dal fuoco. “I rilievi non avevano trovato depressioni in cui i residui idrici possono accumularsi. Possono esserci dei depositi, ma non si suppone che ci siano laghi subglaciali, anche perché il pendio non li favorisce”. Da domani, anche il radar dirà come si comporterà il ghiacciaio e si potrà ragionare sui tempi di chiusura della strada (e dell’evacuazione di alcune abitazioni rientranti nel cono di deiezione stimato, tutte seconde case ad eccezione di una). Oggi, però, resta il giorno in cui anche Padre Livio, dai microfoni della sua emittente religiosa, si è preoccupato per Courmayeur e il ghiacciaio.

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