Droga ed estorsioni, violenza ed armi. Tirate le somme delle indagini del Gruppo Aosta della Guardia di finanza, coordinate dai pm Luca Ceccanti e Francesco Pizzato, i due volti di malAosta innescheranno altrettanti procedimenti penali separati. Nel primo finiranno gli implicati nello spaccio e detenzione di cocaina ad Aosta e dintorni, mentre l’altro riguarderà la rissa scoppiata in marzo al quartiere Cogne e le armi rinvenute nelle perquisizioni che, tra il 12 e il 14 giugno scorsi, avevano fatto scattare sette fermi.
La “neve” su Aosta
Per la produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti, contestata individualmente e in concorso, la Procura ha chiesto al Tribunale il giudizio immediato (procedura basata sul ritenere, da parte degli inquirenti, di aver raggiunto “l’evidenza della prova”) per sei persone. Si tratta di Raffaele D’Agostino (54 anni, residente ad Aosta), Caterina Battaglia (44, Aosta), Antonio D’Agostino (39, Pollein), Albert Bushaj (39, Châtillon), Marino D’Agostino (38, Pollein) e Giuseppe Caponetti (43, Aosta). Tutti erano stati colpiti da misura cautelare nel “blitz” di giugno.
Dall’attività investigativa delle “Fiamme gialle” comandate dal tenente colonnello Francesco Caracciolo erano state documentate oltre trenta cessioni di cocaina, dal marzo al giugno 2019. A quanto emerso dall’inchiesta, lo smercio avveniva, ad Aosta e in altre località della “plaine”, ad un prezzo tra i 50 e gli 80 euro al grammo. Nella notte in cui erano finiti in manette, a Raffaele D’Agostino e Caterina Battaglia i finanzieri avevano sequestrato, in un locale di loro disponibilità, oltre un etto di stupefacente. Si ritiene che fossero loro a far arrivare la “neve” in Valle, approvvigionandosene personalmente fuori regione.
Il “racket dei camioncini”
L’accusa di estorsione è mossa dalla Procura a Raffaele D’Agostino e Caterina Battaglia, relativamente a due episodi avvenuti l’8 e il 9 aprile scorsi. Parliamo di quello che i finanzieri hanno definito il “racket dei camioncini”, perché in quei due giorni gli indagati avrebbero minacciato un venditore ambulante di frutta e verdura “di un male ingiusto”. Dapprima sarebbe intervenuto D’Agostino, “esibendo una pistola”, poi all’indomani Battaglia avrebbe rincarato la dose, “richiamando le precedenti minacce”.
L’obiettivo delle ripetute sollecitazioni dei due – che agivano “in tandem”, perché ritenuti amanti dagli inquirenti – era costringere il commerciante a spostare il furgone dal luogo in cui si era parcheggiato, per consentire ad un altro ambulante (ritenuto “gradito” alla coppia) di piazzarsi e lavorare “senza avere nelle vicinanze un concorrente diretto”.
Rissa senza quartiere
La rissa scoppiata nella notte del 16 marzo di quest’anno al quartiere Cogne è la principale delle accuse su cui si regge il secondo procedimento, per cui gli indagati hanno ricevuto negli scorsi giorni l’avviso di chiusura delle indagini preliminari. L’imputazione riguarda Raffaele D’Agostino, Mattia Lombardi (24, Aosta) ed Antonio Mammoliti (19, Aosta).
È notte quando il primo, accompagnato dal figlio minore, raggiunge l’abitazione del secondo, cui dà invece man forte Mammoliti. Inizia “una collutazione durante la quale” D’Agostino “colpiva il Lombardi con una spranga di ferro al volto (15 giorni di prognosi, ndr.) ed esplodeva alcuni colpi di pistola”. Da quello stesso episodio nascono anche le imputazioni, per D’Agostino, di lesioni personali aggravate e porto di armi od oggetti atti ad offendere.
L’“arsenale” di malAosta
Il titolare di un bar al quartiere Cogne, Gaetano Nicotera (49, Aosta), è poi chiamato a rispondere di detenzione abusiva di armi. Nelle perquisizioni di quella notte erano stati rinvenuti, tra auto e luoghi nella sua disponibilità, quattro coltelli a serramanico, un taser, un proiettile, una balestra ed un machete, vale a dire buona parte dell’“arsenale” mostrato ai giornalisti nelle ore dopo l’operazione.
Quanto ad altre armi da fuoco, in particolare due pistole, di cui gli inquirenti avevano inizialmente desunto la presenza (attraverso passi di intercettazioni telefoniche ed ambientali) senza però trovarle, l’inchiesta ha consentito di appurare trattarsi di repliche, in grado di sparare esclusivamente a salve. Sono stati gli stessi indagati a farle rinvenire agli inquirenti, facendo così cadere eventuali accuse legate alla loro detenzione e trasporto (ma non quelle in cui, ad esempio, i “ferri” fossero stati usati come minaccia).
La bicicletta rubata
A completare la rosa dei reati di malAosta vi è la ricettazione. Francesco Battaglia (46, Aosta) avrebbe ricevuto da Raffaele D’Agostino e Caterina Battaglia una bicicletta “Bianchi”, del valore di 1.500 euro circa, “di provenienza delittuosa”, in quanto provento di furto, anni prima. Tutti gli indagati del secondo procedimento sono ora nella fase in cui hanno a diposizione venti giorni per chiedere di essere sentiti o depositare memorie difensive. Dopodiché, i pm decideranno sulle richieste di rinvio a giudizio.