Discarica di Pompiod, dalle indagini 1.150 tonnellate di rifiuti non ammissibili

Dopo il sequestro di oggi, gli inquirenti vogliono capire, anche attraverso attività tecniche, cosa sia presente nel suolo del sito destinato ad accogliere solo inerti. Accertamenti anche sulle deroghe concesse dalla Regione.
discarica pompiod sequestrata
Cronaca

 

Nasce da un esposto dei cittadini, arrivato in via Ollietti a ridosso della riapertura della discarica di Pompiod (nel giugno 2018), l’indagine che ha portato oggi, martedì 19 novembre, al sequestro del sito di smaltimento nel comune di Aymavilles e all’iscrizione di quattro indagati, per le ipotesi di inquinamento ambientale e discarica abusiva. Ad insospettire i residenti in zona erano stati movimenti di mezzi, anche nelle ore notturne. Ed è proprio sulla natura del materiale scaricato che si concentrano le attenzioni di Procura, Guardia di finanza e Corpo Forestale della Valle d’Aosta.

Agli inquirenti, nella relazione che “Ulisse 2007 Srl” – la società di gestione con sede a Torino presieduta da Umberto Cucchetti (tra i destinatari degli avvisi di garanzia notificati oggi) – ha depositato per il 2018 relativamente al sito valdostano sono saltati agli occhi rifiuti appartenenti a categorie non ammesse a Pompiod (materiali “speciali non pericolosi”), destinata ad accogliere solo inerti. Si parla, tra l’altro, di terra e rocce provenienti da siti di bonifica, situati fuori Valle. Il totale ritenuto non conferibile è valutato, dalla riapertura ad oggi, in circa 1.150 tonnellate.

La disponibilità del sito, con l’apposizione dei sigilli, consentirà ora a chi indaga di procedere ad accertamenti tecnici mirati a capire cosa ci sia effettivamente nel suolo. Il sequestro operato stamane da Guardia di finanza e Corpo forestale, stabilito dal pm Eugenia Menichetti, che coordina l’inchiesta, è di natura probatoria, mira cioè ad acquisire la prova del reato ipotizzato. Con i nuovi depositi di materiale bloccati, sono tuttavia consentite attività di manutenzione, come la rimozione del percolato, necessarie per evitare che la discarica si degradi.

Di pari passo procederanno altre verifiche degli inquirenti, decisi a verificare se alcune deroghe alle tipologie di rifiuti avviabili a Pompiod, concesse dalla Regione nel tempo, risultino legittime e siano avvenute secondo le procedure amministrative del caso. Si tratta del filone investigativo destinato ad essere nutrito dalla documentazione acquisita, sempre oggi, da Fiamme Gialle e Forestali in vari uffici della Giunta e del Consiglio regionale e per cui risulta sotto inchiesta il dirigente delle Attività estrattive, rifiuti e tutela delle acque del Dipartimento ambiente della Regione, Ines Mancuso.

Le posizioni degli altri due implicati nelle indagini sono ritenute meritevoli di approfondimenti investigativi, per motivi diversi. All’ex gestore Silvio Cuneaz fa capo la società proprietaria del terreno della discarica e, dagli accertamenti condotti ad oggi, risulta aver lavorato con la struttura nel corso di quest’anno. Già assessore alla sanità al Comune di Coiro (Torino), Fabrizio Zandonatti è invece legale rappresentante dell’azienda piemontese Agrigarden Ambiente Srl, il cui capitale è stato rilevato, proprio l’anno scorso, da un’altra società (la “Dimensione Ambiente”): forestali e finanzieri ne stanno verificando la correlazione con “Ulisse 2007”. L’uomo è un volto noto al Comitato dei cittadini di Pompiod, per aver interloquito con lo stesso.

Funzionale a queste verifiche è considerato il materiale sequestrato nelle perquisizioni scattate oggi in abitazioni, imprese ed uffici nella disponibilità degli indagati, non solo in Valle d’Aosta, ma anche in Piemonte e Lombardia e, segnatamente, nelle province di Torino, Milano, Verbania e Vercelli. Dall’esame della considerevole mole documentale prelevata nelle varie sedi, gli inquirenti attendono anche riscontri su altri aspetti del funzionamento della discarica, come la corretta periodicità ed esecuzione dei controlli cui sono tenuti soggetti istituzionali (nella fattispecie della discarica, sul piano ambientale l’Arpa è chiamata a procedere). Insomma, l’indagine è in fase iniziale, ma i fronti aperti appaiono più d’uno.

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