Raggiunge il 96 per cento la percentuale di laureati all’Università della Valle d’Aosta che si dichiarano soddisfatti del proprio percorso di studi, mentre l’80,3 per cento rifarebbe la stessa scelta universitaria. Sono statistiche “sensibilmente al di sopra alla media italiana”, presentate dalla nuova – da novembre scorso – rettrice dell’Ateneo, la professoressa Maria Grazia Monaci, durante l’inaugurazione dell’anno accademico 2019-2020. La cerimonia si è tenuta questo pomeriggio all’Hostellerie du Cheval Blanc, con presenti docenti, studenti e autorità, come non si faceva da parecchi anni.
UniVda conta poco oltre i mille studenti iscritti, di cui 325 matricole, e riceve finanziamenti dalla Regione per 7 milioni e 250 mila euro, oltre che 635 mila euro dallo Stato: “Siamo un ateneo piccolo e tale vogliamo rimanere – commenta Monaci – sebbene aumentare i nostri numeri di qualche centinaio di unità sarebbe un obiettivo compatibile con l’idea iniziale e per molti versi auspicabile”.
Monaci rivendica poi il ruolo dell’università come strumento di crescita del territorio: “Dal 2000, anno della fondazione, abbiamo laureato 2 mila e 544 studenti e di questi ben il 73,6 per cento è figlio di genitori non laureati”. “La presenza di istituzioni educative sul territorio e il livello di istruzione della popolazione – continua quindi – aumenta il capitale sociale di tutta la Valle”.
La rettrice sottolinea, tra le altre cose, come “gli atenei sono spesso protagonisti del recupero di immobili inutilizzati o sottoutilizzati e promuovono la riqualificazione delle aree circostanti”. Proprio per questo, Monaci auspica “una veloce conclusione dei lavori della nuova sede (quella che da anni dovrebbe sorgere ad Aosta nell’area dell’ex caserma Testafochi, ndr), per poter disporre di un campus universitario vitale e vivace nel cuore della città”.
Non a caso, quindi, al centro dell’intervento iniziale del presidente della Giunta Regionale Antonio Fosson, c’è stata la “terza missione” dell’ateneo regionale, ovvero “le attività per contribuire allo sviluppo sociale, culturale ed economico del territorio valdostano”, individuando nella “identificazione del territorio” il principale filo conduttore dello sviluppo dell’offerta formativa dell’Ateneo.
Contemporaneamente a questo, però, Fosson ha sottolineato anche l’internazionalizzazione dell’istituzione: “Basti pensare che sono attivi cinque accordi di doppio diploma italiano e estero e numerose convenzioni per attività di stage all’estero grazie ai quali i nostri studenti ottengono in media il 14 per cento dei crediti formativi fuori dall’Italia sui totali da acquisire, a fronte di una media nazionale inferiore al 3 per cento”.
“Dal 2004 – riporta infatti Monaci – sono 804 i nostri studenti che hanno usufruito del programma Erasmus dove abbiamo 35 convenzioni attive e 404 hanno avuto la possibilità di effettuare stages: questo fa sì che alcuni dei nostri costi di laurea si collochino tra i primi nelle graduatorie nazionali”.
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io faccio parte di quel 4 % insoddisfatto….