Philippe Michel, il pilota francese 66enne, unico imputato per la tragedia del ghiacciaio del Rutor del 25 gennaio 2019, esce colpevole di disastro aereo colposo e omicidio colposo plurimo aggravati anche dal processo alla Corte d’Appello di Torino. I giudici della quarta sezione penale, al termine dell’udienza di venerdì scorso, 23 aprile, hanno tuttavia rideterminato la pena nei suoi confronti, portandola a 4 anni e 6 mesi di reclusione.
Al termine del giudizio aostano, il 29 gennaio 2020, il Gup Davide Paladino gli aveva inflitto 6 anni e 8 mesi di carcere (la richiesta del pm Carlo Introvigne era stata di sette anni e due mesi). Nella sentenza d’appello, all’imputato sono state concesse le attenuanti generiche, oltre alla revisione della pena accessoria dell’interdizione dall’esercizio della professione di pilota, portata a tre anni (anziché cinque). Nella collisione tra l’aereo su cui viaggiava l’imputato (assieme a due allievi) e un elicottero della società “Gmh” in servizio per l’eliski, morirono sette persone.
Il Gup del Tribunale di Aosta aveva stabilito pure delle provvisionali per il risarcimento delle parti civili (parenti e familiari delle vittime), per un totale di 5 milioni e 150mila euro. I giudici della Corte d’appello di Torino le hanno annullate, a seguito del raggiungimento di un accordo: il versamento di una quota percentuale di quanto stabilito, a fronte della revoca della costituzione nel procedimento. A difendere l’imputato erano gli avvocati Jacques Fosson del foro di Aosta e Giulia Schiaffino del foro di Padova.
Philippe Michel, al termine delle indagini della Procura di Aosta (durante le quali era stato sottoposto agli arresti domiciliari, oggi revocati), era accusato di aver “tenuto una condotta negligente ed imprudente”, nel sorvolare “quale comandante ed istruttore di volo” dell’aereo partito da Megève “la zona del ghiacciaio” del Rutor, sita in territorio italiano, “senza prestare attenzione durante il volo a vista alla presenza di altri velivoli che impegnavano la medesima area”.
Inoltre, dalle risultanze dell’inchiesta, era stato sollevato un altro aspetto, di colpa specifica, riguardante il presunto mancato rispetto di vari atti normativi che disciplinano la pratica aerea (dalla non comunicazione di un piano di volo, al mancato invio dei “messaggi all’aria” per avvertire eventuali altri velivoli in zona della presenza dell’elicottero Jodel). Nei giorni del processo aostano, la famiglia di Michel aveva diffuso ai media un documento per ribadire sei argomenti che, ai loro occhi, motivavano perché “l’incidente non è stato causato da una distrazione ma da una drammatica fatalità”.
L’imputato era sopravvissuto allo schianto, così come Martin Werner, che si trovava a bordo dell’elicottero. Nello scontro, testimoniato anche da due telecamere go-pro ritrovate dagli inquirenti (avevano indagato il Soccorso Alpino della Guardia di finanza di Entrèves, con la collaborazione di un ufficiale dei Carabinieri qualificato quale elicotterista), avevano perso la vita il pilota italiano Maurizio Scarpelli, la guida alpina che lo accompagnava nella rotazione Frank Henssler, i turisti tedeschi Christoph Jakob e Sattler Ingrid Jakob, l’imprenditore bavarese Maximilian Karl Ludwig Schierer, nonché gli allievi del volo addestrativo: il belga Arnaud Goffin e il francese Bruno Marais. L’incidente dal bilancio più pesante, negli ultimi diciotto anni, in Valle, di cui, anche il secondo grado di giudizio, ha confermato la responsabilità. Le motivazioni dei giudici torinesi saranno depositate entro 90 giorni dalla sentenza.