Dalle Coppe del Mondo al coronavirus della mamma: le settimane intense di Federica Brignone

Ninna Quario, la mamma della campionessa di La Salle, è stata ricoverata per 5 giorni al Parini: “Lei è una roccia, ho cercato di prendermi cura di lei ma non sono mai stata preoccupata”.
Federica Brignone Pentaphoto Alessandro Trovati
Sport

Prima la gioia per le Coppe del Mondo, poi il coronavirus in casa. Per Federica Brignone e la sua famiglia le settimane scorse sono stati momenti di grande intensità emotiva, fortunatamente conclusasi al meglio. Come dichiarato da lei stessa a Il Giornale, il quotidiano a cui collabora, Ninna Quario è stata all’Ospedale Parini di Aosta perché positiva al Covid-19, con un’assistente d’eccezione: la stessa vincitrice della Coppa del Mondo di sci alpino.

“Ho cercato di fare il possibile per farla stare meglio, cucinandole magari qualcosa che sapevo le potesse far piacere e rimanendo positiva”, racconta Federica. “Lei è una roccia, non chiede mai, non si lamenta mai. Ne è uscita veramente in fretta e veramente alla grande proprio grazie al suo carattere. Non sono mai stata preoccupata, ho cercato di affrontare il problema e non di subirlo e non ho mai avuto paura di prendermi anch’io il virus”.

A raccontare l’evoluzione della situazione è Davide, il fratello di Federica: “Al ritorno dalla Svezia, il 12 marzo, mia mamma è andata a stare a casa di mia sorella a La Salle. Ha iniziato a stare un po’ male, con una febbre leggera ed un po’ di tosse ma nulla di preoccupante, inizialmente”. Poi la situazione si è aggravata: “Faceva fatica a muoversi, la febbre le è salita a 39.5 ma respirava bene. Quando la febbre è iniziata a scendere aveva problemi a respirare e tantissima tosse: ci sentivamo al telefono e ad ogni frase doveva fermarsi a prendere fiato. Una notte è stata male, si è spaventata ed ha chiamato il 118. L’ossigenazione era a 86, così l’hanno portata al Parini, dove le hanno fatto il tampone che è poi risultato positivo”, continua il suo racconto Davide Brignone.

Ci è rimasta per 5 o 6 giorni, con la febbre a 39 e la conseguente fatica. “Un giorno sono andato a portarle uno zaino con le sue cose, ovviamente senza entrare nell’ospedale. Mi ha detto: Vieni nel cortile, così ti vedo dalla finestra. Mi ha salutato da lì dicendomi per scherzare: ‘Sono in prigione’. Ora sta benissimo, anche se ovviamente non sarebbe in grado di fare molto, tipo sciare, se anche potesse”.

Nei giorni precedenti il ricovero, a sostenerla era Federica, in casa con lei: “Le preparava da mangiare e la obbligava a bere, lasciandole le medicine ed i pasti fuori dalla porta della sua camera per evitare contatti. Prendeva la tachipirina e poi, su consiglio di un medico, un antibiotico. A parte le questioni pratiche ed un po’ di sostegno morale non potevamo fare molto altro per lei. Ninna ha la testa dura ma ha fatto bene, se avesse chiamato i medici prima della crisi non le avrebbero potuto fare granché”.

Ora, durante la convalescenza in casa propria, sono Federica e Davide a prendersi cura di lei: “Le facciamo la spesa e buttiamo l’immondizia. Ci alleniamo in casa una o due ore al giorno, fare sport all’aria aperta ci manca ma la situazione è questa e ci si adatta”.

Preoccupati? Mah, fino a un certo punto. Mamma ha sempre goduto di ottima salute, siamo sempre stati fiduciosi. Certo che se lei ha sofferto così, per chi ha problemi o per un anziano la cosa deve essere molto preoccupante”, conclude Davide Brignone.

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