Chiuso da inizio aprile, il reparto di geriatria dell’Ospedale Beauregard potrebbe a breve riaprire. Come e in quali vesti sembra essere discussione di queste ore e di questi giorni. Anche perché già prima della pandemia sulla struttura complessa di geriatria, divisa nei due rami di lungodegenza e acuti, aleggiava lo spettro della smantellamento. Progetto che sembra ora ritornare al centro della programmazione sanitaria.
Le ipotesi sul tavolo sono diverse e alcune sembrano preoccupare non poco chi da anni si occupa del settore.
In particolare si vocifera del possibile inserimento nell’ex geriatria di una Rsa a gestione infermieristica da una quindicina di posti letto, mentre l’altra ala del reparto potrebbe essere destinata a pediatria, che a sua volta lascerebbe il suo posto a psichiatria. Il trasferimento dall’ex maternità della struttura complessa guidata dalla dottoressa Annamaria Beoni è da tempo nei piani dell’Assessorato regionale alla Sanità e dell’Azienda Usl, oltre a figurare nel piano di riorganizzazione per la Fase 2 presentato in Commissione nei giorni scorsi dal Collegio di Direzione dell’Azienda USL della Valle d’Aosta. Sempre voci di corridoio parlano di alcuni posti letto dell’ex geriatria acuti da ricavare nel Parini.
Una mezza conferma dei progetti di riorganizzazione arriva dal Commissario straordinario dell’Azienda Usl Angelo Pescarmona. “Ci sono due ipotesi diverse, ma il percorso non è stato ancora definito. Durante tutta questa settimana stiamo discutendo con i direttori delle tre aree per riuscire a definire come procedere in questa Fase 2 – spiega – C’è anche la Giunta che sta costituendo una task force in cui ci saranno presenti Balduzzi e Faggiano e che avrà l’incarico di definire questi passaggi. La necessità è di chiudere alcuni reparti ex Covid per riaprirne altri. Allo stesso modo stiamo lavorando per riaprire le attività ambulatoriali”.
Gli anziani sono stati fra i più colpiti dall’infezione da Covid-19. Molti di questi necessitano ancora di cure mediche e riabilitative prima di poter tornare a casa o di essere accolti in altri servizi residenziali territoriali.
In alcuni anziani, dopo la fase acuta dell’infezione, è subentrata una sindrome da immobilizzazione conseguente al confinamento a letto che ha provocato una perdita dell’autonomia funzionale. Problemi riscontrati all’Isav di Saint-Pierre dove i “pazienti in via di guarigione” che dovevano essere trasferiti si sono dimostrati in realtà pazienti che necessitano di livelli assistenziali molto alti.
Il problema della fase post- acuta dell’infezione da Covid-19 si somma a quelle che da sempre sono le problematiche e le esigenze di una popolazione sempre più anziana, sempre più numerosa e fragile. L’auspicio di chi da anni lavora in questo settore è che dell’assistenza agli anziani si possa occupare una rete integrata di servizi che va dalla casa all’ospedale.
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Basta che in tutta questa riorganizzazione non si pensi a tagliare ancora posti letto o personale sanitario