Incertezze, restrizioni e aiuti che mancano. Il titolare di Alpe Rebelle: “Rischiamo di non aprire”

Daniele Piellier, titolare del ristorane e Bed&Breakfast di Bionaz spiega: "Non vuol dire che dobbiamo morire per lo stato pur di continuare a portare avanti delle attività. Se mai ci faranno riaprire noi chiuderemo per cercare di non fallire questa estate".
Alpe Rebelle
Economia

Io non potrò riaprire la mia attività e come me tanti altri colleghi che prego di scrivermi anche in privato lasciandomi un contatto per poter far fronte comune”. “Ho pianto insieme a mia moglie prima di dire ad alta voce ‘questa estate rischiamo di non aprire’, ma ad oggi veramente apriremmo in condizioni assurde, economicamente non convenienti e in un clima da film di fantascienza”.

È amaro lo sfogo che Daniele Piellier, gestore di “Alpe Rebelle”, il ristorante e Bed&Breakfast di Bionaz, ha affidato ai social.

Il “lockdown” – come per tanti suoi colleghi – è stato un colpo fatale, al cuore prima ancora che al portafogli. Quello che resta è un senso di impotenza ed un punto interrogativo sul destino della sua, e di molte altre, attività.

“Mi spiace – scrive Piellier –, ma per tutte le attività che si trovano in zone turistiche sarà un disastro. Per la maggior parte dei locali di montagna la panacea del delivery è purtroppo fallimentare. Vedo che molte associazioni di categoria giustamente stanno facendo tutti gli sforzi possibili per offrirci una speranza di riapertura questa estate. Ci informano delle quasi certe regole che verranno introdotte anti-covid-19, degli incentivi regionali e statali e ci infondono coraggio a ripartire. Le ammiro per questi sforzi importanti, per la loro tenacia, per le informazioni sempre molto precise e per l’ottimismo che infondono. Questo è il loro ruolo e non potrebbero mai consigliarci di non aprire. Tanti miei colleghi, come me fino a ieri, si stanno attrezzando e sforzando di fare di tutto per non mollare, a costo di indebitarsi ulteriormente”.

Gli aiuti che latitano

Speranze che si scontrano con una dura realtà: “Purtroppo noi tutti sappiamo che la situazione è molto grave. Da una parte abbiamo assistito a delle dirette televisive in cui Conte ci diceva che erano sospesi tutti i versamenti fiscali e tributi, che avrebbero dato la cassa integrazione prima del 15 aprile, che erano disponibili da subito finanziamenti e che arriveranno presto contributi a fondo perso. La realtà ci dice che ad oggi pochissimi dipendenti hanno ricevuto la cassa integrazione, che i finanziamenti avranno anche loro la loro lunga pratica, che per sospendere i mutui abbiamo dovuto pagare da 100 a 200€ ma soprattutto che i contributi dipendenti sospesi ad aprile dovranno essere pagati entro il 16 maggio e i versamenti fiscali sospesi dovranno essere pagati entro il 30 maggio e tributi entro il 30 giugno. Intanto le spese fisse continuano (assicurazioni, utenze in generale, professionisti, ecc)”.

Dall’altra parte non va meglio: mancano gli “appigli”, le presa al terreno. “La regione Vda non è ancora riuscita ad oggi ad attivare quel poco che aveva promesso (sono passati 2 mesi, era il 10 marzo, dalle prime dichiarazioni di alcuni assessori in cui dicevano che ci sarebbero venuti incontro subito) – prosegue il gestore di Alpe Rebelle –. Un elemento da non sottovalutare è che la Regione sta annullando tutte le manifestazioni estive rimandandole al 2021 (Foire d’Été, Atelier des métiers, mostra concorso dell’artigianato, ecc.) La cosa certa è che ad oggi ci sono controlli a tappeto su tutte le attività aperte con tanto di sanzioni in svariati casi anche molto dubbie. Il servizio di controllo agli esercizi pubblici è stato implementato e viene esercitato oltre che dagli organi normalmente preposti (NAS e USL) anche da polizia municipale, carabinieri e finanza.
Ormai abbiamo capito che lo stato legifererà seguendo le linee guida dell’OMS o nella migliore delle ipotesi il protocollo d’intesa già approvato con i sindacati ed allegato all’ ultimo dpcm, magari ispirandosi anche a quello di federalberghi”.

Le restrizioni

Piellier fa un prospetto: come riapre un’attività come la sua in un momento come questo? Le risposte che si dà sono scoraggianti.

“Ecco alcuni esempi di restrizioni (a titolo esemplificativo e non esaustivo) – scrive – che saranno quasi sicuramente imposte (già presenti sul protocollo firmato con i sindacati e già in vigore):
– Distanza interpersonale di almeno 1 metro e comunque non più di 4 persone ogni 10 mq
– Mascherine, guanti e gel praticamente sempre! (quando non si può rispettare la distanza di 1 metro)
– Non è consentito l’ingresso a persone con sintomi quali: febbre, tosse, raffreddore o che abbiano avuto contatti con soggetti positivi negli ultimi 14 giorni o provengano da zone a rischio secondo indicazioni dell’OMS. Se i sintomi avvengono dopo che la persona è già entrata si mettono in moto tutte le regole del caso (isolarlo, chiamare il 1500, ecc ecc)
– Fare entrare nella struttura solo clienti con bocca e naso coperti
– Evitare buffet colazioni, chiudere preferibilmente le aree gioco bimbi o igienizzare in continuazione
– Igienizzare ripetutamente tutte le aree comuni (soprattutto bagni) e postazioni di lavoro
– Informare tutti e formare il personale delle nuove regole (oltre che delle vecchie!)
– In caso di sintomi simili a covid (febbre, tosse, raffreddore o stanchezza continua) bisogna isolare la persona e chiamare l’autorità sanitaria
– In caso di covid confermato mettere in quarantena chiunque (ospiti e dipendenti) che abbiano avuto contatti diretti”.

Il crollo del fatturato

“Sappiamo che nelle migliori delle ipotesi lavoreremo al 40-50% del nostro normale fatturato – aggiunge Piellier –, ma quasi sicuramente anche di meno”. Senza certezze, anzi con una sola: “lavorare al 40-50% di fatturato potrebbe essere deleterio”.

Insomma: “Salvo un miracolo io questa estate non aprirò perché non voglio sottostare ancora a delle regole che non hanno più senso e ci stanno chiedendo uno sforzo immane (che rischiano di portare alla morte la nostra azienda) quando poi vediamo per esempio tutto lo spreco che il comparto pubblico continua a perpetrare anche in questi mesi di crisi. Io non aprirò perché non voglio essere accusato di propagare il virus a causa della promozione che dovrò fare per attirare clienti o perché un cliente mi filma mentre commetto un’azione non corretta (mi avvicino senza mascherina o altro) Io non aprirò perché non credo che per un cliente sarà così piacevole andare in un ristorante o in un Hotel con tanto di mascherine, facendo attenzione a non avvicinarsi agli altri ed essere servito da un cameriere con mascherina e guanti che gli chiederà di pagare a distanza e disinfetterà ogni cosa che tocca quasi all’istante”.

“Io non aprirò perché non voglio rischiare di indebitarmi ulteriormente solo per pagare le tasse che il prossimo anno serviranno a sostenere un sistema pubblico pronto ad implodere, simile ad un enorme parassita che sta facendo morire le piante sulla quale vive. Sono stufo di subire passivamente delle imposizioni dallo stato che non possono più essere sommate a tutte le altre salvo indebitarci ulteriormente”, continua il gestore.

“Chiuderemo per cercare di non fallire questa estate”

Una resa, ma una resa ponderata: “Lo so, noi imprenditori non dobbiamo polemizzare, noi dobbiamo proporre soluzioni; noi imprenditori non ci fermiamo davanti a niente, dobbiamo reinventarci, dobbiamo trovare la strada per continuare. Certo, Einstein diceva che ‘la crisi è un’opportunità ed è nella crisi che il meglio di ognuno di noi affiora’, ma questo non vuol dire che dobbiamo morire per lo stato pur di continuare a portare avanti delle attività. Questa volta sarò disposto ad arrabbiarmi con chi vorrà addossarci delle colpe che non abbiamo: ‘chiudono quelli che non hanno iniziativa’, ‘chiudono perché stanno già troppo bene’, ‘chiudono perché non sono capaci’… se mai ci faranno riaprire noi chiuderemo per cercare di non fallire questa estate. Io chiuderò per riuscire a ripartire tra qualche mese con più diritti, più consapevolezza e con un impeto mai visto”.

0 risposte

  1. Buonasera signor Piellier,
    ho visto il video con il suo apppello/denuncia accorato che non può che essere condiviso!!
    Chi ha la fortuna di avere lo stipendio fisso non può neanche immaginare ciò che lei e i suoi “colleghi” state provando.
    Mi dispiace per la vostra situazione e spero che avrete l’opportunità di rialzarvi, con il vostro impegno ma anche con almeno uno dei tanti aiuti fin qui sbandierati e mai arrivati, ed essere ancora meglio di prima!!!!

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