Abuso d’ufficio e falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici sono i reati che la Procura di Aosta contesta al sindaco di Nus, Camillo Rosset, 49 anni, relativamente a vari atti amministrativi adottati dal comune tra la fine dello scorso anno e l’inizio del 2020. L’avviso di chiusura delle indagini preliminari, condotte dai Carabinieri e coordinate dal pm Luca Ceccanti, è stato notificato lunedì scorso, 8 giugno.
L’ipotesi di abuso di ufficio si riferisce a due deliberazioni approvate dalla Giunta comunale relativamente al padiglione “La dolce vita”, di proprietà di Paolo Contoz. Un primo atto, del 20 giugno 2019, autorizzava l’ex consigliere regionale a utilizzare la struttura, di 200 metri quadrati di superficie, “per le attività di associazioni del comune”. Per la Procura, essendo Rosset cugino primo di Contoz (che non risulta indagato), avrebbe dovuto astenersi nella votazione, ma non lo ha fatto.
Non solo, perché l’addebito riguarda anche il contenuto del provvedimento. In particolare, la parte che riconosce al titolare del padiglione, oltre all’abbattimento dell’importo da pagare già previsto dal regolamento comunale sull’occupazione del suolo pubblico, una “ulteriore riduzione non consentita del 60% del canone Cosap”. Così facendo, per gli inquirenti, il Sindaco ha procurato al cugino “un ingiusto vantaggio patrimoniale”, concretizzatosi “nel pagamento, per la tassa in questione, di soli 786,24 euro in luogo” dei dovuti 1965,6 euro.
Nella riunione del 9 gennaio di quest’anno, invece, la Giunta era chiamata ad approvare una proroga (dal 29 febbraio al 30 maggio 2020) “del termine per l’utilizzo del padiglione di Paolo Contoz per attività commerciale”, autorizzato con un precedente provvedimento. Nella ricostruzione degli inquirenti, Rosset non si è nuovamente astenuto, risultando oltretutto determinante perché “in assenza del suo voto” la deliberazione “non avrebbe potuto essere adottata”.
Una condotta atta ad avvantaggiare nuovamente Contoz, annota il pm Ceccanti, che avrebbe quindi goduto del “prolungamento della gestione” e del “percepimento dei relativi introiti”. In seguito, secondo quanto emerso dall’indagine, “nel tentativo di occultare la sua condotta”, il Sindaco “indiceva una nuova riunione di Giunta, per il 13 febbraio 2020, dove si assentava”.
Quanto al falso, l’accusa è mossa a Rosset in concorso con Ubaldo Cerisey, segretario comunale dell’ente, e riguarda due serie di deliberazioni, assunte in altrettante sedute. Nel primo caso, per la Procura, i due pubblici ufficiali hanno attestato falsamente in quattro atti che “alla riunione erano presenti lo stesso segretario comunale” e l’assessore Margherita Milliery “e che tali riunioni si erano svolte il 30 ottobre 2019”, perché entrambi sarebbero stati assenti e la seduta avrebbe avuto luogo il giorno dopo, il 31. Una condotta, stando al pm, “strumentale a nascondere l’assenza del segretario comunale che avrebbe determinato la illegittimità della delibera”.
In altre otto delibere, approvate il 5 dicembre scorso, appare come presente Cerisey, ma anche stavolta per gli inquirenti la circostanza è “integralmente falsa”. Gli indagati hanno ora 20 giorni di tempo per chiedere al pubblico ministero di essere sentiti o di compiere ulteriori atti d’indagine, nonché per depositare memorie o altra documentazione utile a chiarire la loro posizione. Trascorso tale termine, la Procura deciderà sulle richieste di rinvio a giudizio e la parola passerà al Gup del Tribunale.