Prima ancora di poter scaldare i motori, sia della macchina organizzativa sia dei corridori, il Tor des Géants ha annunciato, qualche giorno fa, che l’edizione 2020 non ci sarebbe stata.
Un “tuffo al cuore” per gli appassionati – storicamente moltissimi – dell’ultratrail e delle gare “satellite” che negli anni sono nate e sviluppate attorno al “Tor”, ovvero il pacchetto “TORX” che dall’11 al 20 settembre avrebbe visto, lungo le Alte Vie della Valle anche Tor des Glaciers, Tot Dret e Passage au Malatrà”.
Scoramento che ha lasciato spazio, presto, alla rabbia di chi il Tor l’ha finito – nel 2017 – e ha deciso di contestare le modalità di rimborso di VdA Trailers, prevista dal regolamento, ovvero la restituzione del 50% della quota di iscrizione.
Renato Diodà, runner classe ’58, non ci sta: “Noi siamo quelli del ‘mal di Tor’ – spiega –, perché chi lo fa una volta vive un’esperienza che gli rimane dentro, come le montagne della Valle d’Aosta ed il percorso. Adesso ci sentiamo un po’ presi in giro da questa decisione di restituirci il 50% di una somma che singolarmente può significare non molti soldi, ma che nel totale diventa una bella cifra che rimane all’organizzazione. Non contenti di lasciare perdere abbiamo formato un gruppo, siamo oltre un centinaio con l’appoggio di alcune associazioni di consumatori”.
In vista una possibile “class action” – un’azione legale collettiva – nei confronti di Vda Trailers, anche se la questione è ancora tutta da definire: “A metà settimana prenderemo una decisione su cosa fare – spiega ancora Diodà –, potrebbe essere anche solo la scelta di chiedere un trattamento diverso. Siamo un gruppo con partecipanti a livello mondiale, dalla Colombia alla Russia. La ‘class action’ sarebbe l’ultima scelta perché i tempi sarebbero un po’ lunghi e si perderebbe un po’ lo scopo di una protesta che vuole essere immediata”.
Una richiesta di danni cui, secondo Diodà, se ne aggiunge un altro, meno immediato ma non meno insidioso: “Non è solo il Tor des Géants a perdere credibilità, ma certamente anche l’immagine della regione ne risentirà. Molti trailer sceglieranno altre montagne per le loro camminate o corse con una perdita economica in tutta la Valle d’Aosta”.
Poi, sulla volontà di VdA Trailers di organizzare un nuovo evento – una staffetta di “top runners” che unisca celebrazione e competizione – aggiunge: “Non vorrei che per la staffetta usino i nostri soldi per pagare i ‘big’”.
La risposta di VdA Trailers
Se chi corre “non ci sta”, dai lidi dell’organizzazione le accuse vengono rispedite al mittente: “Non è solo questione di regolamento, ma lo è anche – spiega la Presidente di Vda Trailers Alessandra Nicoletti –, visto che si tratta di un impegno preso da entrambe le parti. Va letto, sia per la questione della sicurezza sia per queste eventualità, e arrivati in fondo si può non accettare se non si condivide la regola”.
La questione, però, è più profonda: “Il fatto – prosegue Nicoletti – è che ci siamo trovati di fronte ad impedimenti che non dipendono da noi, perché abbiamo sperato fino all’ultimo che si potesse fare il Tor. L’ultima data utile è stata l’11 giugno con l’ultimo decreto del Governo in cui si parlava diffusamente di sport. La nostra data ultima per poter prendere una decisione e per mettere in piedi la macchina organizzativa finale, quindi avvisare l’Usl per la disponibilità dei medici, le guide, gli ordinativi per il cibo, le magliette e tutte le cose pratiche, era il 15 giugno”. Troppo tardi.
Sull’eventuale “class action” Nicoletti non si sbilancia: “Sono sicura che sia un diritto dei corridori farla, non lo contesto, ma mi viene da chiedere perché si sentano presi in giro. L’emergenza Covid ha colpito tutti e anche noi, che come finalità abbiamo l’organizzazione di eventi sport. Se per un anno non puoi organizzarne ti trovi di fronte a due scelte: o chiudi la società o attraverso il regolamento cerchi di salvaguardarla, anche per mantenerla in piedi e continuare a poter realizzare eventi”.
Sull’utilizzo delle quote residue per finanziare una nuova gara, invece, la Presidente di VdA Trailers taglia corto: “I soldi delle iscrizioni usati per pagare i ‘big’? No, la staffetta si organizzerà portando il progetto per ottenere dei finanziamenti cercando dei partner. Anche l’App la stiamo sviluppando internamente”.
Il problema, sulla questione iscrizioni, però, è anche un altro. Agli organizzatori del Tor mancano certezze, ovvero la “terra sotto i piedi”. Nicoletti infatti aggiunge: “Avremmo potuto tenere l’iscrizione buona per l’anno prossimo? È un argomento sul quale abbiamo ragionato molto, magari non tenendola al cento per cento. Ma io l’anno prossimo non sono in grado di garantire come sarà il Tor, in che condizioni, con che numeri sarà permesso, o se una recrudescenza in autunno del virus farebbe saltare nuovamente tutto. Se le direttive sanitarie mettessero un massimo di 500 partecipanti, cosa faccio con gli altri 250 ai quali ho garantito l’iscrizione per la prossima edizione?”.
La nuova gara
Riguardo l’evento che supplirà all’assenza del TORX 2020, invece, Nicoletti spiega: “L’idea della staffetta nasce dalla voglia di organizzare comunque qualcosa. Lo scopo è quello di realizzare un evento che sia soprattutto celebrativo della voglia di ripartire e di mettersi alle spalle questo periodo orribile e di celebrare la Valle d’Aosta, le Alte Vie e i corridori. Ma che sia anche un modo per rimanere a contatto con il territorio, con i volontari e le amministrazioni locali che ci hanno supportato negli anni e dire a tutti: ‘il Tor non c’è, ma un pensiero lo mette sempre’”.
Staffetta che, al netto della celebrazione, sarà anche gara vera: “L’idea è quella di portare un vero e proprio testimone lungo le Alte Vie che sia anche il simbolo del desiderio di non piegarsi alla situazione che stiamo vivendo. Al fianco ci sarà comunque la parte sportiva, l’obiettivo è quello di avere i ‘top runners’ a correre a ritmi alti e che riescano a chiudere il percorso intorno alle 45 ore. Le frazioni saranno sedici, quindi con almeno altrettanti frazionisti e magari con qualche riserva”.
I giorni, quelli sì, saranno quelli di sempre, anche se più compressi: “Il periodo sarà quello ‘classico del Tor’, partendo l’11 settembre”.
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La stragrande maggioranza delle manifestazioni sportive che sono state annullate causa COVID prevede il rimborso del 100% o lo “spostamento” dell’iscrizione agli anni successivi. Penso che l’atteggiamento dei VDA Trailers, cioe’ intascarsi una cifra come 500’000 Euro appellandosi ad un comma del regolamento, faccia fare una brutta figura non solo a loro, ma a tutti gli sponsor di questa stupenda manifestazione, la Regione Val D’Aosta in primis. Sarebbe poi molto interessante vedere legiustificazioni di una spesa di 500’000 Euro, visto che in questi 5 mesi tutto e’ rimasto fermo e la logistica del Tor Des Geants, che e’ giustamente la parte principale dei costi di questa gara, non e’ nemmeno stata fatta partire…
La Valle D’Aosta e la montagna intera farà volentieri a meno dei runner. Gente che della montagna non ne capisce niente e ne ha calpestato i valori.
Ah sì? E perché mai?