Le ricevute erano sottoscritte da un chirurgo, che spesso appariva come medico curante, ma diverse otturazioni e visite odontoiatriche venivano effettuate da due persone sprovviste delle abilitazioni necessarie.
È quanto il Gruppo Aosta della Guardia di finanza ritiene essere accaduto, dal 2013 al 2019, all’interno del “Centro dentistico valdostano snc” di Saint-Christophe, in località Charrière – da non confondersi con il quasi omonimo Centro dentale valdostano in via Croix Noire, ad Aosta -. Chiuse le indagini, la Procura contesta un’associazione a delinquere finalizzata all’esercizio abusivo della professione odontoiatrica ad una famiglia di valdostani e ad un medico della provincia di Monza-Brianza.
Padre (58enne), madre (60enne) e figlio (37enne) sono i comproprietari della struttura. Stando all’inchiesta, coordinata dal pm Eugenia Menichetti, i due maschi di famiglia, nel periodo preso in esame dagli inquirenti, hanno eseguito personalmente prestazioni medico-odontoiatriche in assenza dell’abilitazione (uno è odontotecnico, l’altro igienista dentale).
Nello specifico, gli è addebitato di aver refertato esami diagnostici (oropantomografie ed esami radiologici) e prescritto farmaci, oltre ad essersi spinti in otturazioni e visite odontoiatriche. La madre è indagata per aver fatto da assistente alla poltrona a loro favore, pur sapendoli sprovvisti dei titoli.
Il chirurgo riveste la carica di Direttore sanitario del Centro e, secondo quanto accertato dalle “Fiamme gialle”, si assumeva, sottoscrivendo i relativi documenti, la paternità delle prestazioni mediche erogate, in realtà, dai due familiari. L’inchiesta è nata da una verifica fiscale condotta dai finanzieri sull’azienda.
L’avviso di chiusura indagini notificato da pochi giorni elenca le visite e i servizi che sarebbero state indebitamente svolti (tra i quali anche un’anestesia locale e lo spostamento di un apparecchio ortodontico). Alcuni dei clienti sono stati sentiti nel corso dell’attività investigativa, ma non hanno lamentato lesioni, o criticità di sorta.
Altri dentisti, regolarmente abilitati, operano all’interno della struttura (che rimane aperta). Gli indagati hanno ora a disposizione venti giorni per chiedere al Pubblico ministero ulteriori atti d’indagine, oppure di essere sentiti, o ancora depositare memorie o documenti utili a chiarire la loro posizione. Trascorso il termine, la Procura valuterà se procedere alle richieste di rinvio a giudizio.