“Riapertura dei Cea – i Centri educativi assistenziali – da lunedì 22 giugno. La notizia è rimbombata in tutta la Valle d’Aosta. Peccato però che per le lavoratrici e i lavoratori della Società di Servizi l’attività lavorativa non riprenda e si prolunghi per altre 4 settimane il periodo di sospensione attraverso la misura di sostegno al reddito del Fondo d’integrazione salariale. Almeno questo è quello che capiterà agli educatori e agli Oss della Società di Servizi. I ‘regionali’, Oss e educatori, che svolgono la stessa funzione sono invece al loro posto”.
A scriverlo sono gli stessi educatori e gli Oss della Società di Servizi sostenuti da Cgil, Cisl e Uil.
Figli e figliastri
Educatori e Oss spiegano: “Dopo la fine di marzo, i nostri colleghi regionali hanno ripreso il lavoro in smart working, formula che invece non è stata riconosciuta ai lavoratori Sds, costretti a restare a casa dalla chiusura dei servizi”.
E questo, sottolineano i lavoratori della Società, non per loro volontà, ma perché lo stop è arrivato direttamente dalla Regione.
Fattore che – dicono i sindacati – ha impedito loro di partecipare alla riprogrammazione delle attività da svolgere alla riapertura dei Cea, senza peraltro una richiesta di disponibilità, contrariamente a quanto asserito dall’assessore, sulla realizzazione di interventi domiciliari e territoriali.
Ora – si chiedono ancora le parti sociali –, nel momento in cui i Cea riaprono, perché gli Oss e gli educatori di Sds devono rimanere ancora a casa? Eppure hanno la stessa formazione professionale le stesse mansioni dei loro colleghi regionali che lavorano e che hanno continuato a lavorare durante questo periodo. Se c’è una differenza, semmai, è nella paga, sostanzialmente inferiore. Non si può non accogliere questa ulteriore decisione come l’ennesima mancanza di considerazione e di riconoscimento professionale da parte della Regione, che obbliga ad altre quattro settimane in Fis.
“Ci si chiede quale sia la motivazione di tutto ciò – affermano educatrici e Oss della Società di Servizi nel comunicato dei sindacati – ma non riusciamo ad avere risposte. La Sds non è in grado di darcele, perché in primis è l’assessorato a non darle. Così facendo non arrivano risposte né dall’assessore né dalla dirigente dei Cea. Noi chiediamo semplicemente che ci vengano riconosciuti la nostra dignità lavorativa e il nostro diritto a riprendere l’attività perché svolgiamo lo stesso lavoro di un dipendente regionale. Purtroppo, è sempre più evidente che a parità di mansioni e funzioni, le nostre condizioni sono penalizzanti. È frustrante lavorare in questo modo”