Turismo, gli albergatori valdostani prevedono cali del fatturato fra il 30 e il 70%

Il dato emerge da un'indagine condotta da Adava fra 250 strutture ricettive sulle 800 associate. Migliora la situazione ad agosto, ma le aspettative cambiano nuovamente a settembre.
Cogne
Economia

Non sono rosee, come peraltro era immaginabile, le previsioni degli albergatori per la stagione estiva. La flessione del fatturato ipotizzata per i mesi di giugno e agosto si aggira fra il 30 e il 70%.  E’ quanto emerge da un’indagine condotta da Adava fra 250 strutture ricettive sulle 800 associate.

Alla domanda su quale sia stata la variazione del fatturato di giugno 2020 rispetto a giugno 2019, il 26% delle attività ha dichiarato di aver subito una riduzione superiore al 70%, il 30% ha invece registrato una contrazione compresa tra il 30% e il 70, mentre il 15% ha dichiarato una diminuzione inferiore al 30%. Tenuto conto della situazione generale, solo il 25% degli intervistati ha dichiarato di ritenersi soddisfatto dell’andamento della stagione in corso, il 38% parzialmente soddisfatto e il 33% non soddisfatto.

Va un po’ meglio a luglio, con l’11% del campione che attende un risultato negativo con percentuali superiori al 70%, poco meno della metà tra il 30% e il 70%, il 19% tra il 10% e il 30%, mentre il 15% del campione prevede un calo inferiore al 10%. Migliora ancora ad agosto: solo il 7% si aspetta un calo superiore al 70%, il 40 percento si aspetta un calo ricompreso tra il 30% e il 70%, mentre il 46% ritiene che il calo sarà inferiore al 30%.

Le aspettative cambiano invece notevolmente se analizziamo le risposte per il mese di settembre: il 30% degli intervistati si aspetta un calo superiore al 70%, il 29% delle strutture ricettive tra il 30% e il 70%, il 13% tra il 10% e il 30%, mentre solo il 9% si aspetta un calo inferiore al 10%.

Per quanto riguarda il livello occupazionale, è stato invece chiesto quanto personale in meno è stato assunto rispetto alla scorsa stagione estiva: il 14% delle strutture ricettive ha dichiarato di aver assunto la metà dei collaboratori rispetto allo scorso anno, il 22% ha dichiarato una riduzione compresa tra il 20% e il 50%, mentre il 43% ha mantenuto lo stesso livello occupazionale.

Il 39% degli intervistati ha dichiarato di aver sostenuto un investimento per adeguarsi alle disposizioni anticovid per un importo compreso tra i 2mila e i 10mila euro, l’1% tra 10mila e 20mila euro e il 2,8% ha fatto investimenti per oltre 20mila euro.

“Gli imprenditori della ricettività ci sono e stanno dimostrando di voler fare la loro parte, nonostante le difficoltà e le prospettive non rosee. Dal punto di vista dei flussi turistici, mancano quasi del tutto gli ospiti stranieri e la maggior parte del lavoro si concentra nei soli weekend. – sottolinea il presidente Adava Filippo Gérard  –  I costi sono invece rimasti invariati o spesso hanno subito degli incrementi dovuti alla necessità di adeguare le diverse fasi di lavoro alle nuove indicazioni anticovid. Il momento è oggettivamente complesso, il rischio che molte imprese non riescano a superare questa crisi è reale, ma è proprio per questo che è necessario rimanere uniti e continuare a fare lavoro di squadra”.

Il Presidente di Adava ricorda come l’Assestamento di bilancio prevede dei contributi una tantum a fondo perso per le imprese che hanno subito una riduzione del fatturato, incentivi agli investimenti, incentivi alle assunzioni (retroattivi anche per i collaboratori stagionali), un ulteriore differimento di dodici mesi del termine per la sospensione del pagamento delle rate dei mutui contratti con Finaosta e misure a sostegno dell’occupazione e della formazione professionale.  “Ora è importante dare immediata applicazione alle misure previste nel testo normativo con l’approvazione delle delibere attuative che prevedano procedure semplici, snelle ed efficaci”.

Sulla stagione invernale gli albergatori non riescono ancora a fare previsioni perché “condizionate dalle incertezze sull’andamento della curva del contagio e sulle restrizioni relative agli ingressi in Italia dai Paesi a rischio ed extra Ue contenute nelle ordinanze del Ministro della salute 30 giugno 2020 e 9 luglio 2020”. Alla domanda se stiano cominciando ad arrivare le prime richieste per la prossima stagione invernale, “quasi il 70% degli intervistati ha risposto negativamente”.

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