Dopo le condanne pronunciate oggi a Torino gli imputati del processo Geenna che hanno scelto il rito abbreviato, arrivano le prime reazioni.
”A settembre grazie alla Lega si cambia, sia in Comune di Aosta che in Regione. Avanti con la pulizia!”. dice il leader della Lega Matteo Salvini.
Alberto Bertin di Rete Civica parla invece di “sentenza storica” che accerta “giudiziariamente l’esistenza di una “locale”di ‘ndrangheta in Valle d’Aosta”.
Un fatto “estremamente rilevante e non soltanto sul piano giudiziario, – scrive ancora Bertin – che evidenzia ulteriormente oltre alla presenza, conosciuta da tempo da chi voleva vedere, anche il radicamento sul territorio. Alla luce della sentenza appaiono ancora più gravi, scandalose ed imperdonabili le vicinanze e gli intrecci della politica con i capi clan della “locale”, noti pregiudicati. E non si può dire che non si sapesse chi fossero, per anni ne ho parlato pubblicamente anche in consiglio regionale, alla presenza di molti di quei politici”. Per il consigliere regionale “non è stato un fulmine a ciel sereno” e la speranza è ora che “questa sentenza serva a prender ulteriormente consapevolezza della gravità della situazione, ad alzare un muro nei confronti della ‘ndrangheta e di certi comportamenti”.
Dalle pagine di Facebook arriva anche il commento della consigliera del M5S VdA Manuela Nasso. “Non posso di certo dire di essere sorpresa ma tutti coloro che spesso hanno sminuito tale fenomeno o sono caduti delle nuvole in passato forse oggi dovrebbero ricredersi (se ciò che è successo finora ancora non fosse bastato loro). – scrive Nasso – Gli obiettivi malavitosi sono sempre gli stessi: il controllo illecito del territorio puntando spesso sull’appoggio politico e alla luce dei fatti risultano ancora più inquietanti e viscidi i rapporti tra certi soggetti e alcuni esponenti politici”.
Anche la parlamentare Elisa Tripodi interviene su Facebook: “Sono state tante le persone che in questi anni hanno provato ad abbattere il muro di omertà sull’esistenza dell’ndrangheta in Valle d’Aosta. Un muro che nel tempo è diventato un palazzo dove banchettare e dove le portate principali si sono nel tempo alternate tra “aiuti” e favori elettorali. Le mafie al Nord hanno trovato terreno fertile e la sentenza di condanna del gup del Tribunale di Torino ne dà ulteriore conferma”.
A commentare la sentenza di primo grado per il rito abbreviato dell’inchiesta Geenna è anche Libera Valle d’Aosta che si dice soddisfatta “perché rappresenta la prima presa di posizione pubblica che decreta l’esistenza di una locale di ‘ndrangheta in Valle, dopo che per tanti anni Libera in Valle d’Aosta ha lavorato su questo tema, ha denunciato l’esistenza della ‘ndrangheta nel territorio in un clima di sottovalutazione, spesso molto grave, e quindi per noi rappresenta un punto di partenza per il lavoro che continueremo a fare, in attesa di ciò che accadrà nel dibattimento in cui si parlerà dell’aspetto più politico delle imputazioni”. L’Associazione ricorda quindi come “l ‘ndrangheta c’è e Libera viene considerata meritevole di un risarcimento danni perché svolge sul territorio un’attività che è stata riconosciuta”.
In serata è arrivata anche la reazione di Adu che auspica un ricambio completo della classe politica. “La sentenza conferma un contesto mafioso che più volte la società civile valdostana e noi di ADU avevamo denunciato” si legge nel comunicato. “Le connivenze, le cattive frequentazioni e le collusioni con una parte della politica erano evidenti. Anche per questo motivo ADU non ha mai sostenuto, in Consiglio, nessuna maggioranza con politici coinvolti nel sistema. Non siamo stati complici né del leghismo razzista, né di chi è indagato per aver chiesto il sostegno delle mafie”.