Impianti sciistici chiusi, Cervinia si interroga sul suo futuro

Se a Zermatt si scia, dall'altra parte del confine la situazione preoccupa. Matteo Zanetti, presidente Cervino s.p.a.: "Stiamo facendo analisi approfondite".
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Economia

Più il tempo passa, più la chiusura degli impianti sciistici va verso una conferma che coinvolgerebbe, secondo le ultime notizie, almeno Italia, Francia e Germania. Non la Svizzera, ed ha fatto molto discutere un video pubblicato da La Stampa in cui due giornalisti si recano da Milano a Zermatt per sciare senza alcun problema né controllo.

Dall’altra parte del confine, la situazione è molto preoccupante: gli impianti di Cervinia sono aperti per i soli atleti di interesse nazionale FISI, con una presenza che Matteo Zanetti, Presidente della Cervino s.p.a., stima in “mediamente circa 350 persone al giorno”. Sono giornate frenetiche e cariche di preoccupazione, in cerca di capire quali possano essere gli sviluppi futuri.

“Stiamo cercando di capire se continuare a fare quello che stiamo facendo adesso, e questo ha bisogno di tempo, concertazione, analisi approfondite”, continua Zanetti. In un periodo di sole spese senza incassi, con gli impianti chiusi la perdita economica sarebbe imponente, e non solo per i gestori. “Credo che ci si debba rendere conto che se non si apre muore la montagna. Tutto gira intorno alla montagna, se non ci fosse il turismo non ci sarebbe il benessere valdostano. Il PIL della nostra regione si regge sul turismo e sull’indotto del turismo, se non si apre serviranno profondi e cospicui ristori”.

Sul fatto che a pochi chilometri si possa sciare tranquillamente, Zanetti non commenta: “Se loro possono farlo, è giusto che lo facciano. Ci sono dei comitati tecnici scientifici che stabiliscono chi può fare cosa, e sulla base di quello che loro dicono noi cerchiamo di trovare delle soluzioni economico-finanziare attuabili”.

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