L’ordinanza regionale che da ieri limita gli ingressi e le uscite dal territorio regionale è una “misura temporanea, che chiede sacrifici sia ai valdostani sia a coloro che hanno scelto la Valle d’Aosta come luogo dove recarsi spesso”. A dirlo è oggi il Presidente della Regione Erik Lavevaz intervenendo nel dibattito politico scatenato dal provvedimento. L’ordinanza regionale, ricorda Lavevaz, trova le sue fondamenta nei dati dei nuovi positivi: da inizio marzo a oggi sono 311 i nuovi casi registrati nella regione, con un netto incremento rispetto alle settimane precedenti. Le proiezioni sanitarie prevedono un aumento degli ospedalizzati e dei ricoveri in terapia intensiva, al momento stabili intorno ai 18/17 casi.
“I dati attuali e quelli di prospettiva – dichiara il Presidente Lavevaz – disegnano uno scenario di criticità crescente per la Valle d’Aosta: il nostro sistema sanitario, secondo le curve di evoluzione, rischia di essere di nuovo sotto pressione nell’arco di poche settimane. Da qui proviene l’indicazione condivisa dai sanitari di adottare misure più stringenti, che sono state richieste anche dagli enti locali”.
La logica dell’ordinanza regionale è da ritrovare nelle norme in vigore, che limitano gli spostamenti nelle zone ad alto rischio. Anche la Provincia autonoma di Bolzano si è mossa in questa direzione e altre regioni stanno ipotizzando limiti sulle seconde case.
“Il passaggio all’arancione della Valle d’Aosta impone nuovi limiti. – prosegue Lavevaz – Abbiamo cercato di adattare le restrizioni alla nostra realtà, permettendo peraltro ai valdostani di muoversi su tutto il territorio regionale: sarebbe incoerente imporre un ulteriore sacrificio a tante attività economiche su scala locale e lasciare ampia possibilità di circolare liberamente attraverso i confini regionali, visto il quadro sanitario dell’area intorno a noi.”
L’auspicio del Presidente della Regione è di poter “tornare presto a essere un luogo di incontro e di scoperta reciproca: è un risultato che possiamo raggiungere solo con uno sforzo collettivo e basato sul rispetto gli uni degli altri”.
Le critiche della Lega VdA e di Fratelli d’Italia Vda
A contestare il provvedimento sono i coordinamenti regionali di Fratelli d’Italia e della Lega Vda.
“Al di là del merito, riteniamo che da questa decisione emergano chiaramente delle prese di posizione non condivisibili. – scrive il Coordinatore regionale Alberto Zucchi – In primo luogo, così facendo il Presidente considera i proprietari di seconde case alla stregua di untori, mentre in realtà rappresentano una ricchezza per la già provata economia della nostra regione e, in particolare, per i piccoli paesi di montagna. Non è chiaro, infatti, in che modo i non residenti che decidono di recarsi nelle loro abitazioni valdostane, normalmente site nelle località turistiche in quota e magari per svolgere la loro attività in smart working, possano incrementare la veicolazione del virus”.
Una decisione che secondo Fratelli d’Italia VdA si scontra con le frontiere aperte con la Francia e con la Svizzera. “A livello più generale, appare evidente lo stato confusionale in cui versa il Governo regionale: manca ancora una strategia chiara per fare fronte all’emergenza economico-sanitaria”. Infine il coordinatore regionale manifesta “”la nostra solidarietà e il nostro sostegno” alle categorie che ieri hanno manifestato in piazza Chanoux e Deffeyes.
La Lega VdA definisce l’ordinanza regionale “una misura incomprensibile. Un divieto che, ricorda il Carroccio, va in una direzione opposta all’ultimo decreto legge del Governo Draghi.
“Il Presidente Lavevaz è stato l’unico Governatore, su tutto il territorio nazionale, a prevedere tale ulteriore restrizione” sottolinea la Lega “Una scelta drastica non giustificabile nemmeno alla luce degli ultimi dati sanitari”.
Secondo la Lega VdA questa “grave decisione non solo toglie l’unica boccata di ossigeno dal punto di vista economico per tante attività che scelgono comunque di rimanere aperte, ma torna anche ad incrinare, come già fatto durante la prima ondata della pandemia, il rapporto con chi ha investito in Valle d’Aosta per l’acquisto di una seconda casa, ne paga tasse e tributi e si vede ora trattato come un appestato”.
La domanda che arriva, quindi, dalla Lega VdA è se “in un contesto come quello in cui stiamo vivendo, insieme alla giusta disperazione degli operatori economici che non vedono la fine di queste reiterate chiusure, aveva davvero senso questa scelta?”